L o aveva detto, Corini. Regista illuminato, allenatore poco fortunato: «Il Cagliari è camaleontico». Cambia pelle, faccia, temperatura: una squadra dormiente, davanti a un onesto Palermo, che diventa inarrestabile se Nandez cambia velocità e Deiola taglia il campo in due. A seguire, Lapadula fa un gol che a tanti di noi ha ricordato, solo per un istante, il presidente onorario. Con un sinistro che sembrava un rasoio sull’erba umida, andando a chiudere la sua fugace esistenza nell’angolo più lontano, alla velocità assassina di un pallone che no, non si prende mai. Emozioni.

In mezzo a una stagione che sarebbe potuta essere diversa, magari senza stare a fare i conti fra quinti posti, sesti e spareggi scomodissimi, ci sono delle certezze. Una è senza dubbio Lapadula, uno che ne ha messi dentro venti, ha segnato ogni mese, quasi ogni volta che è sceso in campo, andando a prenderselo, un gol dopo l’altro con gli artigli di chi ha sempre fame, anche a 33 anni. Se qualcuno aveva dei dubbi, al suo arrivo, ci sono i numeri a raccontare un percorso pazzesco. Attaccante che era secondo nella lista, l’estate 2022, perché il Cagliari avrebbe voluto Brunori, anche per ragioni d’età, ma alla fine aveva vinto Liverani che pretendeva Lapadula e basta, convincendo un altro ex pesantissimo come Capozucca a chiudere con il peruviano di Torino. Sembra passato un secolo, il ritiro bollente ad Assemini, i big che partivano e la retrocessione che rimbombava negli spogliatoi. La cura Ranieri, un’altra delle certezze per stile e capacità di leggere persone e scenari, ha eliminato alcune infiammazioni dolorose. Sarebbe potuta essere Serie A subito? Nessuno può dirlo, ma lo si può pensare.

E allora via alle emozioni. Forti. Come solo il calcio sa dare. Venerdì a Cosenza dovrà giocare lo stesso Cagliari della rinascita, per poi tuffarci in una seconda parte per cuori forti. Nessuna paura: parola vietata, perché i playoff sono roba da calciatori veri. I rossoblù li accompagnerà un allenatore navigato, che si emoziona ma sa come nasconderlo. Il tifoso, invece, quel batticuore lo sta aspettando.

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