N el 2022 l’Europa ha prodotto più energia elettrica dalle fonti eoliche e solari che non dal gas. La notizia è stata recentemente riportata dal centro studi energetico Ember in un rapporto pubblicato sulla European Electricity Review. Il centro studi ha calcolato che le due fonti rinnovabili hanno sorpassato il gas, con una quota di produzione pari al 22,28% del totale, contro quella da gas del 19,91%.

Ma non è così in tutti i Paesi europei: in Italia, ad esempio, il gas rimane ancora la fonte prevalente.

M a l’aspetto ancora più interessante è che l’Unione europea ha scongiurato il temuto ritorno su vasta scala del carbone, la cui quota di produzione è aumentata di soli 1,5 punti percentuali, arrivando a generare solo il 16% dell’energia elettrica complessiva dell’intero continente. Si tratta di un segnale positivo che ha sorpreso molti in un anno caratterizzato dalle difficoltà di approvvigionamento energetico imposte dalla guerra in Ucraina. «L’Europa è riuscita a evitare lo scenario peggiore della crisi energetica», ha commentato nella presentazione del rapporto Dave Jones, responsabile dell’analisi dei dati per Ember.

Tuttavia, la strada da percorrere è ancora lunga: sia perché il rapporto non tiene conto degli altri usi del combustibile fossile, sia perché ci sono differenze marcate da un Paese all’altro. Per l’Italia, ad esempio, ma anche per altri Paesi, le cose sono molto diverse. Da un’analisi di Wired sul dataset fornito da Ember, infatti, risulta che nel nostro Paese la generazione di elettricità da eolico e solare nel 2022 si è fermata al 17,08%, con l’aggregato di tutte le rinnovabili che si attesta al 36,44%. Il gas conta ancora per oltre la metà (50,68%), con il complesso delle fonti fossili al 63,56% e il carbone al 7,6%.

Poco al di sotto dell’Italia, a consumare più gas per produrre energia elettrica c’è l’Irlanda (48,57%) e in terza posizione si attesta la Grecia (37,3%). Maglia nera per il consumo del gas è la piccola Malta, con l’83,87%. Considerando i virtuosi di solare ed eolico, in testa a tutti ci sono Danimarca (60,81%), Lituania (48,44%), Lussemburgo (47,06%), poi Portogallo (34,8%), Irlanda (34,18), Grecia (33,33%) e Spagna (33,22). Molto male per Slovenia (3,39%), Slovacchia (2,55%), Lituania (3,95%) e Repubblica Ceca (3,71%).

Interessante vedere anche i dati di consumo del carbone: 42,29% in Bulgaria, 43,44% in Repubblica Ceca, 31,05% in Germania e addirittura 69,27% in Polonia. Sulle bioenergie invece vanno forte Estonia (29,86%), Finlandia (19,35%) e il piccolo Lussemburgo (33,61%), con l’Italia al 6,59%. Il dato sull’idroelettrico, infine, dipende fortemente dall’idro-orografia di ciascun paese: davanti a tutti ci sono Austria (con il 55,76%), Lettonia (54,74%), Svezia (40,28) e Croazia (37,89%). Il nostro paese è al 10,74%.

Secondo Ember, nel 2023 la transizione dell'Europa verso l'eolico e il solare aumenterà in risposta alla crisi energetica. Il centro studi stima che la produzione di energia elettrica derivante da fonti fossili potrebbe crollare del 20% nel 2023, il doppio rispetto al precedente record del 2020. Diminuirà la generazione da carbone, ma sarà quella da gas a decrescere più rapidamente.

Nel 2022 l’Europa si è trovata ad affrontare una triplice crisi nel settore dell’elettricità: innanzitutto, l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia ha avuto pesanti ripercussioni sulle forniture, ma hanno giocato un ruolo fondamentale anche i livelli produttivi di energia nucleare e idroelettrica, più bassi da almeno due decenni a questa parte.

Infine, come noto, un contribut o dalle fonti eoliche e solari può essere dato anche dalla Sardegna. Al riguardo, tuttavia, occorre precisare che a livello regionale ci sono molti progetti puramente speculativi che, come ha documentato Mauro Pili su questo giornale, creerebbero problemi d’impatto ambientale inaccettabili per la Regione. Perciò, occorre essere estremamente vigili a non deturpare con pale eoliche o pannelli solari siti pregiati d’interesse naturalistico e paesaggistico che vanno a tutti i costi salvaguardati.

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