A uguri, Gigi. Auguri al presidente onorario del Cagliari, presidente per sempre e tutto sarà riduttivo, in eterno. Perché il patrono laico di quest’isola rossoblù va ben oltre qualsiasi figura. Gigi supera i 78 ma il dato è aritmetica spicciola, roba per l’anagrafe. Chiariamolo subito: il sardo che ama il calcio, ma non solo il calcio, non si scompone davanti a opere di pregevole fattura come il film diretto da Riccardo Milani o l’autobiografia curata con Gigi Garanzini, in uscita in questi giorni. No, quel sardo di cui sopra venera tutti i giorni il suo patrono laico, nell’Isola o dall’altra parte del Tirreno. Lo ama, non lo discute, se possibile si raccomanda a lui, a Riva, che solo il cognome metteva paura negli stadi di tutta Italia.

Gigi ti accompagna lungo la strada, un po’ come Carlo Felice in piazza Yenne. Senza i social, senza la tv, quello che per gli States è stato Alì, o Michael Jordan, per noi è mitologia. Un signore riservato, educato fino a quando non invadi il suo territorio, schivo ma finalmente “disponibile” al resto del mondo grazie a Milani e Garanzini, dopo lo straordinario lavoro di Federico Buffa, che Gigi non è mai riuscito a vedere, questione di cuore.

Il patrono laico è venerato da quello stesso tifoso che, nel frattempo che questa vita avanza a grandi falcate, non ha mai voluto abbandonare la sua fede. Quella per il Cagliari, che il ragazzino Riva portò dalla B alla A nel 1964 e che in queste settimane un gruppo di calciatori con quella stessa maglia tenta di tenere a galla, a fatica, nel limbo fra la griglia-playoff e la zona-pericolo. Della serie B.

La commovente tribuna con i colori rossoblù dello stadio di Bolzano avrebbe meritato di più, sabato pomeriggio. Non certo quell’amaro finale, con un gol preso fra mille gambe cagliaritane ben oltre il novantesimo dopo averne subito uno, da polli, in avvio di partita. Sì, la strada “sembra quella giusta”, sussurra l’allenatore, “mi dispiace per i tifosi che ci seguono”, o anche “dobbiamo lavorare sui nostri difetti”. Intanto, un terzo della stagione ce la siamo messa alle spalle e il progetto tecnico va avanti a singhiozzo, perché riesci a subire anche quando – come col Sudtirol – avevi già messo la partita in ghiacciaia. O almeno credevi.

Caro Gigi, ti scomodiamo nel giorno del tuo compleanno numero 78. Sappiamo che il tuo cuore è rossoblù, lo è da sempre e i quattro mori ti hanno fatto compagnia fin dal tuo primo giorno da queste parti. Vicino a quei mori avevi anche fatto cucire un triangolo rosso, bianco e verde, stoffa pregiata, in quel periodo. Infondi in questa squadra un po’ del tuo potere taumaturgico. Ne abbiamo bisogno.

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