Ci volevano Sanremo e i suoi strascichi per rimettere in auge un tema che sembrava scomparso dal dibattito pubblico. E questo grazie all’associazione Pro vita & Famiglia, che ha presentato un esposto alla Procura di Imperia (per ora archiviato, salvo ricorsi) per atti osceni in luogo pubblico, anche a seguito delle oltre 37 mila firme raccolte da una petizione popolare. Per non parlare del disagio della Lega. Si tratta, ancora, di Fedez e Rosa Chemical che nel fuori programma dello scorso 11 febbraio della finalissima del Festival, oltre al bacio, «hanno mimato un rapporto sessuale».

C osì, in una nota, la succitata associazione. In realtà, le reazioni erano state di segno opposto, anche a seconda del colore politico, tanto da aver indotto qualcuno a ritenere che fosse una manovra di distrazione di massa per non dibattere di temi più urgenti, senza però considerare la natura del Festival, presentato da sempre come spettacolo nazional popolare ed espressione dell’anima, del soul italiano, se uno ce ne fosse. E tuttavia il tema dell’osceno, secondo un giurista finissimo come Salvatore Satta, c’è sempre stato “dietro le quinte di quella che gli ipocriti intellettuali qualificavano ipocrita civiltà”. Basti pensare ai processi intentati a opere e personaggi destinati, successivamente, a diventare celebri come Gustave Flaubert per Madame Bovary e Oscar Wilde, nonostante la condanna per sodomia.

Qui però interessa proporre alcune riflessioni, a partire da un’affermazione tranchant del grande giurista nuorese: “il giudice che perseguita l’osceno è destinato a coprirsi di ridicolo, sia che condanni sia che assolva”. Che, detto da lui, può rassicurare chi, ancora oggi, incorresse nell’accusa, a maggior ragione se riponesse fiducia nell’azione della magistratura. Al di là della sanzione, anche solo essere additati al pubblico ludibrio, nel tempo di esibizioni e visibilità permesse dai social, è però indicativo del permanere di sensibilità diverse e di orizzonti culturali che, a torto, si pensava fossero stati spazzati via in anni di battaglie per i diritti civili, dimenticando che il cambio della mentalità è un evento di lunga durata.

Nell’articolo Nixon versus Manson ovvero il tramonto della libertà, pubblicato nel 1970 nel IV dei suoi Quaderni, Satta prendeva l’abbrivio dai rapporti fra arte e osceno, che in questo caso vengono toccati di striscio, e tuttavia chiariva che il problema dell’osceno, e delle cose che lo contornano, interessa il diritto proprio per l’incapacità a definirlo e determinarlo. Quanto più i fenomeni umani sono informati a valori supremi, tanto più si sottraggono al diritto. Di fatto essi non possono essere oggetti di valutazione o di giudizio. Di più: “i concetti a priori, e tra questi in prima linea l’idea dell’osceno, non sono giuridici né giuridicizzabili, ma sono politici”. Riguardano esclusivamente la libertà e “la libertà non si lascia ridurre in termini giuridici”, e tuttavia si è liberi nella misura in cui la polis ci lascia liberi, e la polis ci lascia liberi fino a quando i suoi interessi coincidono con i nostri. Il fatto è che esistono leggi di conservazione sociale (“a prescindere dalle ridicole distinzioni di destra o di sinistra”) che non possono essere infrante. Naturalmente la libertà di cui ci si riempie spesso la bocca “contesta quelle leggi, così come quelle leggi contestano quella libertà”, ed è appena il caso di ricordare che da sempre esiste questo braccio di ferro, anche se è perfino inutile dire “che la vittoria è delle leggi di conservazione per la semplice ragione che il mondo non può perire”. Questo per Satta. Si illudeva del contrario, ma aveva capito che q uesto è il problema, Rosa Chemical con l’affermazione fatta nel programma Le iene: “Ci ripetono che siamo liberi per nascondere che, in realtà, tutta questa libertà non c’è”.

Il tema è certamente affascinante e le considerazioni si possono allargare a tante questioni della società contemporanea. Di fatto, il dilemma è sempre presente e ci ritroviamo perennemente partigiani ora dell’una declinazione ora dell’altra o dentro il dubbio se la libertà sia possibile, se l’uomo possa essere libero per davvero.

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