N el corpo a corpo tra Ryanair e Governo, finora è stata soltanto l’Isola a soccombere: l’unico effetto del decreto contro il caro voli è stato l’annuncio di un taglio delle rotte sarde da parte della compagnia low cost, mentre i prezzi dei biglietti sono rimasti quelli stellari visti nel corso di tutta l’estate. Ora Palazzo Chigi – anche per evitare un nuovo fronte di scontro con la Commissione europea, che aveva subito espresso dubbi sulla legittimità del provvedimento – ha eliminato la norma più contestata, quella sul tetto massimo alle tariffe aeree.

N on che la regola, stabilita poco prima di Ferragosto, abbia sortito qualche effetto: per nulla intimorite, le compagnie hanno continuato a proporre tariffe astronomiche da 400 euro per un biglietto di sola andata.

Il problema dunque rimane, e per cercare di limitare l’azione delle low cost il Governo ha chiesto aiuto all’Antitrust, che nella nuova versione del Decreto Asset dovrebbe avere poteri speciali per limitare eventuali abusi.

L’autorità garante della concorrenza e del mercato ha subito mostrato i muscoli aprendo una istruttoria su Ryanair per possibile abuso di posizione dominante. Un antipasto di quello che potrà succedere nei prossimi mesi se le tariffe dovessero continuare a salire. Ma quali saranno gli effetti benefici per i passeggeri sardi? Il rischio è che i tempi dell’Antitrust – come spesso succede nel campo della pubblica amministrazione – non siano in linea con il mondo reale. Perché un’eventuale sanzione arriverà – se arriverà – a stagione turistica abbondantemente conclusa. Basti pensare che l’ultima inchiesta aperta per un caso simile, cioè quella che riguarda il caro biglietti per i collegamenti con la Sicilia durante le ultime feste natalizie, è ancora in corso. E il traguardo sembra lontano.

Un altro esempio: l’istruttoria avviata ieri contro Ryanair, come precisa la stessa Antitrust nel provvedimento, “deve concludersi entro il 31 dicembre 2024”. Tempi che evidentemente non coincidono con le esigenze dei passeggeri sardi, stritolati dalla corsa verso l’alto delle tariffe.

Una modifica al decreto era comunque necessaria, anche perché nella prima stesura il Governo aveva colpito solo Ryanair e le altre sorelle low cost (sempre che abbia ancora senso definirle in questo modo), dimenticandosi dei collegamenti in regime di continuità territoriale. Il tetto massimo alle tariffe non interessava, almeno nell’immediato, le rotte tra l’Isola e gli scali di Roma e Milano.

La norma riguardava solo i prossimi bandi. Insomma: il rischio era quello dell’ennesima distorsione del mercato, perché le rotte “libere” (quelle delle low cost, appunto) avrebbero avuto un tetto massimo mentre lta e AeroItalia (cioè le compagnie che gestiscono il servizio pubblico negli scali di Cagliari, Alghero e Olbia) possono agire in un sostanziale monopolio senza avere un limite per le tariffe dei passeggeri non residenti.

La marcia indietro del Governo però potrebbe far uscire allo scoperto Ryanair. Ora infatti si capirà se la rappresaglia della compagnia irlandese, che nell’Isola ha riprogrammato al ribasso ben 10 collegamenti, era veramente legata al “decreto illegale” (il copyright è di O’Leary) oppure si trattava di un bluff. Le rotte potrebbero riapparire sui tabelloni degli aeroporti. “Stiamo valutando”, fanno sapere dal quartier generale di Dublino.

La Sardegna, ancora una volta, aspetta.

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