E se il coronavirus si fosse diffuso a Wuhan ben prima di quanto ufficialmente comunicato? Se tra i primi ad essere contagiati ci fossero proprio gli atleti che hanno partecipato a fine ottobre 2019 ai Mondiali Militari che si sono disputati nella capitale dell'Hubei?

Sempre più persone rilanciano la teoria, tra questi il campione della scherma italiana Matteo Tagliarol, che afferma di aver avuto febbre e tosse per tre settimane, senza che gli antibiotici facessero effetto.

Partiamo dall'inizio: a fine ottobre 10mila atleti di 110 nazioni si sfidano in 28 discipline sportive. La sede è la metropoli cinese da cui poche settimane dopo comincerà a diffondersi il coronavirus, che metterà in ginocchio il mondo intero. Una enorme concentrazione di atleti e personale, nessuna misura di prevenzione (a quei tempi il Covid-19 era del tutto sconosciuto), il ritorno a casa degli atleti.

Già a marzo Pechino, nella battaglia diplomatica Usa-Cina, aveva accusato gli Stati Uniti di aver portato il virus in città proprio in quell'occasione.

Se n'è parlato molto poco. Fino a quando non sono stati gli stessi atleti a rilanciare la teoria.

IL CASO FRANCESE - Elodie Clouvel, pentatleta francese, intervistata in tv, ha spiegato di non temere un contagio: "Penso che con Valentin Belaud (altro pentatleta, ndr) abbiamo già avuto il coronavirus, perché eravamo a Wuhan per i Giochi Militari. Ci siamo ammalati, lui ha saltato tre giorni di allenamenti, io ho avuto problemi mai avuti prima. E quando abbiamo parlato con un medico militare, lui ci ha detto: 'Penso che l'abbiate già avuto perché gran parte della delegazione si è ammalata'".

Il ministero della Difesa transalpino ha smentito e imposto ai pentatleti di non esprimersi più sul tema, ma il dubbio resta.

Anche perché in questi giorni stanno spuntando sempre più testimonianze di atleti che al ritorno in Europa hanno avuto febbre alta e problemi respiratori. Al momento solo la Svezia avrebbe certificato due casi tra i suoi atleti presenti ai Giochi Militari.

IL CASO ITALIANO - Ultima testimonianza è quella di Matteo Tagliarol, uno dei campioni della scherma azzurra. "Ai Mondiali di Wuhan ci siamo ammalati tutti, sei su sei, nell'appartamento, e moltissimi anche di altre delegazioni. Tanto che al presidio medico avevano quasi finito le scorte di medicina", racconta lo spadista.

"Ma il peggio - continua - è stato il ritorno a casa. Dopo una settimana mi è venuta la febbre altissima, sentivo che non respiravo. Tosse e febbre. Un malanno che non passava neanche con gli antibiotici, sono guarito solo dopo tre settimane e sono rimasto a lungo debilitato. Poi è toccato a mio figlio e alla mia compagna. Non sono un medico ma i sintomi sembrano quelli. Così, quando si è cominciato a parlare del virus, mi son detto che lo avevo preso anche io".

Tagliarol fa anche un nome, fra i tanti che a suo dire si sono ammalati. "Valerio Aspromonte è stato a letto quasi tutto il tempo. In tanti hanno avuto febbre, anche se non altissima. Ma Valerio Aspromonte, che a quei Giochi ha conquistato il bronzo a squadre, ha smentito. "Durante la trasferta tutto si è svolto nella normalità e la mia salute era ottimale. Sono stato a letto a riposare solo le prime ore dopo l'atterraggio, come faccio sempre per recuperare il fuso orario".

"IMPOSSIBILE" - A proposito delle dichiarazione di Tagliarol, lo Stato maggiore della Difesa ha precisato: "Il personale sanitario militare, come previsto, ha sempre monitorato lo stato di salute della delegazione degli atleti militari durante la permanenza in Cina e non ha riscontrato alcuna criticità sanitaria individuale o collettiva al rientro in Italia collegabile al contagio da coronavirus".

Sull'ipotesi è arrivato anche il "no secco" del professor Massimo Galli, direttore del Reparto di Malattie infettive al 'Sacco' di Milano. "Impossibile - ha tagliato corto - il virus avrebbe cominciato a circolare molto tempo prima. Si trattava di semplice influenza".

(Unioneonline/L)
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