"Non è solo un'aspirazione mia avere un equilibrio di genere nelle istituzioni Ue. C'era una maggioranza molto visibile attorno al tavolo determinata come me su questo. Equilibrio di genere significa almeno due donne ai vertici dell'Ue".

Sono le parole del presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, al termine del Consiglio europeo informale dei 28 capi di Stato e di governo svoltosi ieri sera a Bruxelles.

Sul tavolo il tema delle nomine dei vertici per la legislatura appena iniziata: il presidente della Commissione Europea, quello del Consiglio Europeo, l'Alto Rappresentante per gli Affari Esteri e il presidente della Bce.

Del pacchetto fa parte anche la presidenza del Parlamento, la cui nomina è competenza dell'Aula di Strasburgo.

Le esche per accendere un conflitto interistituzionale ci sono tutte: il Parlamento Europeo preme perché il metodo degli Spitzenkandidaten, cioè i "candidati di punta" indicati dai partiti per la presidenza della Commissione, venga confermato, come accadde nel 2014 con Jean-Claude Juncker, Spitzenkandidat del Ppe. Il Consiglio Europeo si oppone, dato che il trattato gli attribuisce il potere di indicare il candidato alla presidenza, che deve però essere votato a maggioranza dal Parlamento.

Il presidente del Parlamento Europeo Antonio Tajani ha tenuto un atteggiamento dialogante: "Vediamo che cosa succede - ha affermato - noi abbiamo una posizione chiara e l'abbiamo espressa. Vediamo che cosa dice il Consiglio: noi abbiamo ribadito una posizione. Siamo all'inizio della trattativa, vedremo come andrà a finire".

La discussione sulle nomine Ue nel Consiglio Europeo, ha specificato Tusk, "ha confermato l'accordo raggiunto nel febbraio 2018: il Consiglio Europeo eserciterà il suo ruolo, il che vuol dire che non ci può essere alcun automatismo" tra l'essere Spitzenkandidat ed essere indicato dal Consiglio come presidente della Commissione.

(Unioneonline/v.l.)
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