Un vescovo senza scrivania: Giuseppe Spiga dalla Sardegna al Maranhão
A Grajaú la sua ordinazione episcopale: «Mi ha mandato a servire»Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
In Brasile dal 2008, don Giuseppe Spiga è diventato vescovo là dove ha scelto di restare: tra le periferie del mondo e quelle della Chiesa. Nessuna cattedra dorata, nessun debutto in grande stile. Monsignor Giuseppe Luigi Spiga è diventato vescovo nel modo che più gli somiglia: in una diocesi povera del nordest brasiliano, dove la Chiesa vive spesso di essenziale e la missione è una condizione quotidiana.
La sua ordinazione episcopale si è svolta a Grajaú, nello Stato del Maranhão, ed è stata presieduta dal cardinale Arrigo Miglio, che ha voluto celebrare in portoghese, lingua della terra che da anni accoglie il sacerdote sardo.
Accompagnato da una delegazione arrivata da Serramanna e dalla diocesi di Cagliari, Spiga ha ribadito, prima ancora di iniziare ufficialmente il suo nuovo incarico, la sua linea: «Non sarò un vescovo da scrivania». In realtà non lo è mai stato
Classe 1968, formazione teologica e anni di impegno nelle parrocchie di Donori e Barrali, don Giuseppe ha attraversato diversi ambiti della vita diocesana: dalla formazione nei seminari all’azione sociale come direttore della Pastorale del lavoro. Poi, nel 2008, la scelta radicale: partire come fidei donum per il Brasile, destinazione diocesi di Viana.
Non una parentesi, ma un punto di svolta e lì in Brasile don Giuseppe ha messo radici. E ora resta: ma come vescovo. Il motto scelto per il suo ministero episcopale è «Misit me servire» (mi ha inviato a servire) e riassume bene il tono che intende dare al suo episcopato: prossimità, ascolto, concretezza. «Accompagnatemi con la preghiera», ha scritto in un messaggio rivolto alla diocesi sarda poche ore prima dell’ordinazione.
Nel suo discorso, il cardinale Miglio ha ricordato la dimensione missionaria della fede cristiana, sottolineando come ogni vescovo sia tale non per posizione, ma per funzione: portare il Vangelo dove serve, non dove conviene.
La sua omelia ha tracciato il profilo di una Chiesa che non smette di camminare. Una Chiesa che sa riconoscere, in figure come Spiga, la capacità di essere guida senza gerarchie ingombranti, ma con uno stile di condivisione.
(Unioneonline/Fr.Me.)