Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky è stato informato che il giorno dell'attacco russo sarà mercoledì 16 febbraio.

Prima lo ha riferito la Cnn in una breaking news, poi lo stesso Zelensky ha affermato di essere stato informato che il giorno dell’invasione russa sarà il 16 febbraio, aggiungendo però che “non è la prima volta che si parla di questa data”.

“Il nostro Paese è più forte che mai”, ha detto ancora Zelensky invitando tutta la popolazione il 16 febbraio a “sventolare le bandiere ucraine e a indossare i colori nazionali. Faremo del 16 febbraio il giorno dell'unità”.

"Vogliamo la pace e vogliamo risolvere tutte le questioni esclusivamente attraverso i negoziati", ha aggiunto, elogiando l'esercito ucraino che è “molto più forte di otto anni fa”. 

GLI USA – C'è stata “un'accelerazione drammatica” nel dispiegamento di forze russe al confine con l'Ucraina, ha detto il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, invitando “tutti gli americani ancora in Ucraina a lasciare il Paese immediatamente”.

La Russia “nel weekend ha rafforzato il proprio dispositivo militare al confine con l’Ucraina”, ha fatto sapere il Pentagono. Tutta l’ambasciata statunitense è stata temporaneamente spostata da Kiev e Leopoli.

La Cbs, citando un funzionario americano, scrive che alcune truppe russe vicino al confine con l'Ucraina hanno iniziato a muoversi in “posizioni da attacco, spostando parte dell'artiglieria a lungo raggio in posizione di tiro”.

“POSSIBILE ACCORDO” – D’altro canto fonti Ue sostengono che l’invasione potrebbe essere solo “un bluff tutt’altro che imminente”. E lo stesso ministro degli Esteri russo Lavrov sostiene che ci siano “chance di trovare un accordo”. “Le opportunità di dialogo non sono esaurite, c’è sempre una possibilità di risolvere i problemi che devono essere risolti”.

Gli stessi Boris Johnson e Joe Biden in una telefonata hanno concordato sul fatto che “resta un'opportunità per risolvere la crisi con la diplomazia”.

E il portavoce del Pentagono John Kirby, pur ribadendo che un’azione militare russa “è possibile in qualsiasi momento”, afferma: “Non crediamo che Vladimir Putin abbia già preso una decisione finale”.

DI MAIO –  Domani, martedì 15, anche l’Italia tenta la carta della diplomazia diretta per arrivare ad una soluzione pacifica.

La prima missione programmata da Roma da è affidata al ministro degli Esteri Luigi Di Maio, atteso a Kiev e poi a Mosca. All'insegna del doppio binario: sostegno all'Ucraina, ma anche canale aperto con i russi, in linea con l'approccio prudente portato avanti da partner europei come Francia e Germania, rispetto alla linea più intransigente degli americani nei confronti del Cremlino.

A Kiev il titolare della Farnesina ribadirà che l'Italia sostiene la “sovranità ed all'integrità dell'Ucraina”, rispetto ad un'eventuale aggressione russa. Al collega russo Serghiei Lavrov, che lo attende a Mosca probabilmente giovedì, Di Maio porterà “messaggi chiari, unitari, fermi, in stretto coordinamento con i nostri partner e alleati europei, Nato e Osce, che scoraggino qualsiasi aggressione o escalation”. Nella logica di una “ferma postura di deterrenza” condivisa dal premier Mario Draghi con i leader occidentali nella videoconferenza di venerdì scorso.

Allo stesso tempo, Roma vuole tenere aperta la porta del confronto con Mosca, "per favorire una soluzione diplomatica e sostenibile", ha spiegato Di Maio alla vigilia della sua missione. "Sostenibile" è una delle parole chiave utilizzate dall'Italia in questa crisi, che dà il senso di quanto delicate siano le implicazioni di una possibile ritorsione economica contro Mosca.

IL NODO GAS – D’altronde l'Ue deve fare i conti con la dipendenza energetica dai russi. Proprio l'Italia è tra i Paesi più esposti (da Mosca nel 2020 è arrivato oltre il 40% dell'import di gas), e non a caso la questione delle forniture è stata tra i temi al centro del colloquio telefonico fra Draghi e Putin lo scorso primo febbraio.

(Unioneonline/L)

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