Ha ucciso la figlia per riavvicinare l'ex marito che l'aveva lasciata. Un estremo tentativo per far tornare l'ex tra le sue braccia, e che invece l'ha fatta finire tra le quattro mura di una cella.

Succede in South Carolina, dove Kimberly Martines, 25enne, è stata condannata a 30 anni di carcere per dei fatti che risalgono a luglio 2016, per l'omicidio - atroce - della piccola Peyton.

La bambina è morta perché costretta a ingerire sale in gran quantità, e per questo è morta.

Siamo a luglio 2016, appunto, quando la piccola viene trasportata d'urgenza in ospedale per convulsioni e febbre alta. La diagnosi è di ipernatriemia: elevatissima concentrazione di sale nel sangue che le ha causato il restringimento dei vasi sanguigni, l'accumulo di liquidi nei polmoni e danni ai reni, fino alla morte cerebrale.

La piccola ha vissuto cinque giorni attaccata ai macchinari salvavita, poi è morta. Il 2 agosto 2016, giorno in cui le è stato staccato il supporto che la teneva in vita.

Stando a quanto riporta il Mail Online, la donna avrebbe inizialmente mentito agli inquirenti, sostenendo che la bimba si fosse infilata da sola in un sacco di sale lasciato incustodito.

Ma ad inchidarla è stata l'altra sua figlia, di appena quattro anni: l'avrebbe vista costringere la sorellina a ingerire sale, e avrebbe parlato di un sacco di sale nascosto sotto un cuscino nel divano.

Così Kimberly è stata costratta a confessare, e ha spiegato il movente: lo avrebbe fatto per "riavvicinare il marito dopo la separazione".

Per lei 30 anni di carcere, e prima di poter chiedere la libertà vigilata dovrà scontare almeno l'85% della pena.

Le altre figlie sono state prese in custodia dai servizi sociali del South Carolina.

(Unioneonline/L)
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