Mentre il presidente americano Donald Trump è arrivato a Davos, in Svizzera, e cresce l'attesa per il discorso al World Economic Forum, riprendono le rivelazioni sul fronte - sempre caldo - del Russiagate, l'indagine sulle presunte interferenze russe che avrebbero agevolato l'elezione di The Donald a capo della Casa Bianca.

Ora, il New York Times scrive che Trump lo scorso giugno avrebbe ordinato di licenziare il procuratore Robert Mueller, a capo dell'inchiesta sul Russiagate. In seguito, però, avrebbe fatto marcia indietro dopo le minacce del legale della Casa Bianca, Donald F. McGahn, di dimettersi piuttosto che dare seguito all'ordine del presidente.

IL CASO "DREAMERS" E IL MURO - Presidente che nel frattempo ha rilanciato l'offerta avanzata ai democratici che prevede un percorso di cittadinanza per almeno 1,8 milioni di giovani immigrati privi di documenti, i cosiddetti "dreamers", in cambio del finanziamento di 25 miliardi di dollari per il muro lungo il confine con il Messico e un giro di vite complessivo all'immigrazione futura negli Usa. Il progetto potrebbe essere formalmente inviato al Congresso lunedì prossimo.

VISITA NEL REGNO UNITO - Trump si recherà nel Regno Unito nel corso del 2018, come ha confermato Londra a seguito dell'incontro del presidente con il premier britannico Theresa May a Davos.

"Il primo ministro e il presidente hanno concluso il loro incontro chiedendo alle rispettive delegazioni di mettere a punto i dettagli della visita del presidente nel Regno Unito entro la fine dell'anno", ha annunciato il portavoce di Downing Street al termine della riunione, senza specificare se si tratterà di una visita di Stato. Secondo quanto fa sapere una fonte governativa britannica, la visita dovrebbe avvenire nella seconda metà dell'anno.

ATTESA A DAVOS - Arrivato ieri in elicottero da Zurigo, Trump oggi parlerà al Forum economico di Davos. L'attesa c'è e riguarda soprattutto ciò che dirà in tema di protezionismo, dopo le dichiarazioni in tal senso dei giorni scorsi. "Misure che di fatto aumentano le barriere all'ingresso sia delle merci che dei capitali negli Stati Uniti sono misure in sé preoccupanti - ha commentato il ministro italiano dell'Economia, Pier Carlo Padoan, "perché una volta prese è difficile toglierle. Mentre invece - ha osservato ancora il ministro - sono paradossalmente meno preoccupato dell'aumento del dollaro che adesso si sta svalutando ma che ritornerà in alto per qualche tempo".

(Unioneonline/m.c.)

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