Termina questa sera, alle 21 ora italiana, la tregua concessa dalla Turchia per il ritiro dei miliziani curdi Ypg dalla Siria nordorientale.

Le autorità di Ankara hanno già precisato che, allo scadere della tregua concordata con gli Usa, i militanti curdi che non avranno lasciato la cosidetta "zona di sicurezza" saranno considerati "obiettivi legittimi dell'esercito".

È in questo contesto che si svolge l'incontro in programma oggi a Sochi del presidente russo Vladimir Putin con Recep Tayyip Erdogan.

I colloqui, come confermato in una nota diffusa dal Cremlino, si concentreranno sul tentativo di "normalizzare la situazione": Russia e Turchia hanno posizioni opposte con riferimento al futuro dello stato mediorientale.

E se Mosca appoggia il regime di Bashar al-Assad e la sua unità territoriale, Ankara da otto anni appoggia le milizie ribelli sunnite che avevano tentato di prendere il potere a Damasco.

Un autentico caos, dunque, quello che si agita nel territorio che ha visto nascere lo Stato Islamico e in cui ancora migliaia di miliziani vivono nelle prigioni curde.

E nella partita devono necessariamente entrare anche gli Stati Uniti, perché il territorio del Kurdistan che si estende dall'Iraq alla Turchia passando, appunto, per il nordest siriano, è ricco di petrolio.

Donald Trump ha già annunciato di essere intenzionato a tenere "un piccolo numero di soldati" nel nord-est della Siria per proteggere i giacimenti petroliferi, annunciando che una società americana potrebbe aiutare i curdi siriani a sviluppare la produzione di greggio destinata all'esportazione.

Ricomporre il quadro mediorientale, conciliando da una parte la sicurezza assoluta di Israele con le ambizioni dell'Iran, e dall'altra il ruolo storico dell'Arabia Saudita con le più recenti pulsioni turche, è tuttavia compito estremamente arduo, come ben sa Donald Trump che ha dunque ha ceduto a Vladimir Putin il cerino acceso sul barile di benzina.

Nel frattempo, il presidente siriano Bashar al Assad si trova ora insieme alle truppe dell'esercito di Damasco sulle prime linee nella città di Hobait, nella regione di Idlib. Lo rende noto la presidenza siriana su Twitter, invitando a "rimanere sintonizzati". La zona di Idlib è ancora in mano ai ribelli e jihadisti.

(Unioneonline/v.l.)
© Riproduzione riservata