Il presidente siriano Bashar al Assad "sapeva" che l'esercito stava usando armi chimiche per bombardare la provincia di Idlib.

rivelarlo è la Cnn, all'indomani del faccia a faccia a Mosca tra il segretario di Stato Usa Rex Tillerson e il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov.

Un incontro dove la questione siriana e soprattutto il futuro del rais di Damasco è stato in cima all'ordine del giorno.

Sulla Siria, le posizioni delle due potenze restano diverse, ma - ha detto il numero uno della diplomazia del Cremlino in conferenza stampa - "le differenze non sono incolmabili".

Gli Stati Uniti sono convinti che, dietro i raid con il gas che hanno ucciso decine di civili, vi siano le forze governative, mentre Mosca dà la colpa ai ribelli.

L'intelligence statunitense sarebbe anche in possesso di intercettazioni di conversazioni tra alti ufficiali siriani che discutono dell'organizzazione dell'attacco.

Ma è sulla destituzione di Assad (che il presidente Trump ha definito "un macellaio") che Washington e Mosca non trovano la quadra.

Per gli americani non esiste soluzione politica: Assad deve andarsene.

Lavrov ha invece avvisato che un'eventuale rimozione del presidente-dittatore è inutile, in quanto potrebbe fare solo il gioco dell'Isis.

Una situazione di stallo, insomma.

Unico passo avanti: la decisione di ripristinare gli accordi per la sicurezza, e dunque i contatti tra le forze armate, per evitare scontri e interferenze reciproche durante le azioni militari in territorio siriano.

Dal canto proprio, l'esercito del regime accusa la coalizione internazionale anti-Isis, di cui fanno parte anche gli Usa, di aver provocato "centinaia di morti" a seguito di un raid effettuato ieri contro un "deposito" di "sostanze tossiche" in mano agli islamisti, nel villaggio di Hatla, a est di Dayr az-Zor.

Dopo il raid si sarebbe sprigionata una nube tossica che avrebbe poi provocato vittime negli insediamenti circostanti.
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