L'Iran attacca ancora: alcuni razzi sono caduti nella notte nella Zona Verde di Baghdad, a pochi passi dall'ambasciata americana dalla quale si sono alzate le sirene.

Secondo Reuters uno degli ordigni sarebbe caduto ad appena 100 metri dalla sede della diplomazia a stelle e strisce.

Si tratta di razzi Katyusha, e secondo quanto riferito dal Washington Post che cita forze di sicurezza irachene, non ci sarebbero vittime.

Una serie di violente esplosioni sono state avvertite proprio nella "Green Zone" della capitale irachena, che è quella che ospita i palazzi governativi e le ambasciate.

La tensione resta, dunque, alta, ma la linea rossa non è stata valicata, proprio come sperava Donald Trump che, tirando un sospiro di sollievo, ha escluso in questa fase ogni tipo di escalation.

Per il momento, dunque, nessuna rappresaglia militare Usa, con i 52 potenziali obiettivi da colpire in Iran che restano "chiusi nel cassetto" della scrivania dello Studio Ovale.

Il presidente Usa, in diretta tv alla nazione, si è limitato ad annunciare nuove sanzioni contro Teheran, pur ribadendo come "tutte le opzioni restano sul tavolo".

Da Teheran, l'ayatollah Ali Khamanei e il presidente Hassan Rohani hanno parlato di "schiaffo agli Usa" continuando a lanciare nuove minacce: "Non è finita, taglieremo le gambe all'America", il loro monito, spiegando come l'obiettivo finale per Teheran sia quello di vedere gli Usa fuori dal Medio Oriente.

L'operazione "Soleimani Martire", lanciata con l'offensiva missilistica contro le basi Usa di Al-Asad e di Erbil, sembra tuttavia finora più un'azione dimostrativa e propagandistica che altro. Le agenzie di stampa iraniane continuano a parlare di decine di morti e delle distruzioni provocate dagli attacchi. È apparsa chiara, invece, l'intenzione dei vertici della Repubblica Islamica di non versare per ora sangue americano e di non voler ulteriormente alimentare le tensioni.

A tal fine avrebbero anche avvisato in anticipo degli attacchi, chiamando Baghdad che a sua volta ha avvertito il comando Usa.

Il vero obiettivo della pioggia di missili della scorsa notte è - dunque - stato piuttosto quello di placare l'ira della piazza per l'uccisione di Soleimani e quello di mettere in guardia gli Usa sulla capacità dell'Iran di colpire con durezza, se davvero lo volesse. Un avvertimento, insomma, e poco più.

Così le parole di Trump, che si è presentato davanti alle telecamere con alle spalle tutto il suo stato maggiore, lasciano intravedere scenari nuovi, addirittura un'ipotesi di disgelo tra gli Usa e lo "Stato canaglia" per eccellenza: "Siamo pronti alla pace", ha assicurato il presidente americano, sostenendo la necessità di "un nuovo accordo che faccia crescere e prosperare l'Iran".

Da qui l'invito all'Europa, alla Russia e alla Cina di abbandonare definitivamente la storica intesa del 2015 sul programma nucleare iraniano, proprio come ha fatto da tempo l'amministrazione Trump. "Devono prendere atto che lo scenario è cambiato", ha detto il tycoon, che ha anche chiesto agli altri Paesi della Nato di essere più coinvolti nella regione mediorientale.

(Unioneonline/v.l.)
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