Gli Stati Uniti "non abbandoneranno il proprio impegno nei confronti di Taiwan".

Lo ha assicurato la speaker della Camera Usa Nancy Pelosi nel suo breve intervento introduttivo tenuto nell'incontro a Taipei con la presidente Tsai Ing-wen, dopo aver ricevuto un'onorificenza per gli sforzi profusi nella collaborazione tra Washington e Taipei.

Tsai ha detto di ritenere Pelosi "una autentica amica" di Taiwan, rimarcando che l'isola "è un partner affidabile degli Usa" e che "nessuna minaccia militare ci potrebbe far arretrare".

La visita della speaker, veterana democratica e paladina dei diritti, ora in viaggio verso Seul, ha scatenato le ire di Pechino che ha risposto inviando i suoi jet nello Stretto, annunciando manovre militari per assediare l'isola ribelle e convocando l'ambasciatore americano.

I media cinesi hanno annunciato l'invio di caccia Su-35 dell'Esercito popolare di liberazione cinese nello Stretto di Taiwan (ipotesi smentita dalla Difesa di Taipei che ha denunciato l'incursione di 21 aerei) nell'imminenza dell'atterraggio, mentre subito dopo una raffica di comunicati ha condannato l'arrivo di Pelosi, a tutti i livelli. Il ministero degli Esteri ha emesso una "ferma condanna" e parlato di "grave provocazione politica".

Quella di Pelosi è la prima visita a Taipei di uno speaker della Camera dal 1997, dopo quella di Newt Gingrich: ufficiosamente la Casa Bianca e il Pentagono non hanno nascosto la loro opposizione alla tappa di Taipei, maturata mentre le relazioni Usa-Cina sono ai minimi degli ultimi decenni. Alla fine di luglio, rispondendo a una domanda ad hoc, Biden riferì che "i militari pensano che non sia una buona idea in questo momento". Per settimane, i funzionari del presidente hanno provato a scoraggiare i piani della speaker fino ad arrendersi e a provare a circoscrivere i danni, legando la missione alla sola volontà di Pelosi.

(Unioneonline/D)

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