Almeno 16 documenti sono scomparsi dalla pagina web del dipartimento di Giustizia dedicata al caso di Jeffrey Epstein, tra cui una fotografia che ritrae Donald Trump. Lo riporta l'Associated Press sottolineando che i file mancanti erano disponibili venerdì, subito dopo la divulgazione, e non più accessibili oggi. Tra questi, immagini di dipinti raffiguranti donne nude, una che mostrava serie di fotografie su una credenza e all'interno di un cassetto.

Proprio qui si sarebbe trovato lo scatto che ritraeva Trump, insieme a Epstein, Melania e Ghislaine Maxwell che i democratici hanno sostenuto sia stata eliminata.

Oltre 100.000 pagine di documenti, migliaia di foto e video, una rubrica telefonica con i numeri di tutti gli uomini più ricchi e potenti degli ultimi 30 anni e, soprattutto, i nomi censurati di 1.200 giovani donne abusate da Jeffrey Epstein e i suoi sodali. Ma, secondo gli analisti, i famigerati file sul caso del finanziere pedofilo resi pubblici dal dipartimento di Giustizia americano sono soltanto l'1% delle carte in possesso dell'Attorney General. Dopo mesi di polemiche uno dei casi più controversi della seconda presidenza di Donald Trump sembra dunque tutt'altro che concluso.

Intanto c'è la questione della censura pesantemente applicata sui documenti per tutelare le vittime, come ha sostenuto il vice procuratore generale Todd Blanche. Per i democratici e alcuni repubblicani, invece, sarebbe un espediente per continuare a proteggere i potenti che sapevano dell'inferno e non hanno denunciato o che hanno direttamente partecipato agli orrori. Poi c'è il fattore Trump. Il presidente americano, che in questi mesi è stato accusato dall'opposizione e dalla base Maga più conservatrice di voler nascondere la verità, quasi non compare nei documenti, se non in qualche racconto o foto e nella rubrica telefonica assieme all'ex moglie Ivanka e alla figlia Ivana.

Al contrario dell'ex presidente Bill Clinton che, insieme all'ex principe Andrea, si conferma uno dei protagonisti degli scatti di Epstein. Nella rubrica di quasi 95 pagine, inoltre, compaiono i nomi di migliaia di personaggi del gotha dello spettacolo, della finanza e dell'imprenditoria: da Mick Jagger e Phil Collins a Henry Kissinger e anche alcuni italiani, tra i quali come già emerso negli anni scorsi, Flavio Briatore e Giuseppe Cipriani.

Infine, ci sono le persone più danneggiate da questi decenni di omertà: le vittime del miliardario che hanno lottato al Congresso per la divulgazione. Da una parte si sono dette soddisfatte e vendicate, ma dall'altra deluse. «Cosa stanno nascondendo?», ha attaccato Sky Roberts, il fratello di Virginia Giuffrè, una delle vittime morta suicida qualche anno fa. Nella «biblioteca completa su Epstein», come è stata chiamata la pagina dedicata al dossier, le carte sono suddivise in varie categorie: i documenti giudiziari sui casi penali e civili; i documenti divulgati in ottemperanza alla legge approvata dal Congresso; il materiale rilasciato in seguito alle richieste di accesso agli atti pubblici e i documenti della commissione di sorveglianza della Camera.

Ma tra omissioni - alcuni delle carte sono fogli completamente neri - e tecnicismi, in molti si chiedono cosa sia rimasto nei cassetti del dipartimento. Se Trump ha finora evitato di commentare direttamente, la Casa Bianca ha salutato la divulgazione dei file come una dimostrazione della trasparenza del presidente. «Con la pubblicazione di migliaia di pagine di documenti ha fatto di più per le vittime di quanto abbiano mai fatto i democratici», ha dichiarato la portavoce Abigail Jackson. Il deputato democratico Ro Khanna, che ha contribuito a guidare la campagna per l'approvazione della legge a Capitol Hill, ha avvertito che se il dipartimento di Giustizia non dimostrerà in modo adeguato di rispettare la legge che ha imposto la divulgazione, il Congresso potrebbe avviare un procedimento di impeachment contro l'Attorney General, Pam Bondi, e contro il vice procuratore Blanche. La pubblicazione, ha detto, «è stata deludente, almeno ad un prima lettura. E non è stata trasparente».

Anche l'altro promotore della campagna, il repubblicano Thomas Massie, ha accusato il dipartimento di Giustizia di violare «gravemente» i suoi obblighi legali. «La diffusione dei documenti non rispetta in alcun modo né lo spirito né la lettera della legge che Trump ha firmato 30 giorni fa», ha scritto su X. E naturalmente non si è fatta attendere la reazione di Clinton. Il suo portavoce ha accusato la Casa Bianca di aver puntato il dito contro i rapporti dell'ex presidente con Epstein per distogliere l'attenzione da quelli tra Trump e il finanziere pedofilo. «Ci sono due tipi di persone in questa vicenda - ha attaccato Angel Urena - Il primo gruppo non sapeva nulla e ha interrotto i rapporti con Epstein prima che i suoi crimini venissero alla luce. Il secondo gruppo ha continuato a frequentarlo anche dopo. Noi apparteniamo al primo gruppo. Tutti, soprattutto i sostenitori di Maga, si aspettano risposte, non capri espiatori».

(Unioneonline/D)

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