Gli Stati Uniti hanno lanciato un nuovo attacco contro un avamposto degli Houthi in Yemen. Lo riferiscono due funzionari Usa all'Associated Press.

«Le forze americane hanno effettuato un attacco contro un sito radar nello Yemen» intorno alle 3:45 ora locale di sabato (l'1.45 in Italia), ha riferito in una nota il Comando militare centrale degli Stati Uniti (Centcom). Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden aveva minacciato gli Houthi di ulteriori attacchi contro le posizioni ribelli se questi ultimi non avessero fermato il fuoco nel Mar Rosso. E dopo gli attacchi britannici e americani, gli Houthi hanno lanciato «almeno un missile» che, tuttavia, non ha colpito nessuna nave.

Intanto, dopo la firma ai primi due “joint statement” (19 dicembre e 3 gennaio) di condanna degli attacchi Houthi a navi commerciali nel mar Rosso, l'Italia si sfila dal terzo, siglato da Stati Uniti e altri 9 Paesi: quello che ha rivendicato i bombardamenti. «Lavoriamo per mantenere bassa la tensione nel Mar Rosso e siamo impegnati nella coalizione europea per garantire libera circolazione delle navi nell'area», fanno sapere da Palazzo Chigi, sottolineando che a Roma non è mai stato chiesto di partecipare all'azione militare anti-Houthi pur essendo stati avvisati dei raid angloamericani, «con parecchie ore di anticipo», come sottolinea il ministro degli Esteri, Antonio Tajani.

In serata la presidenza del Consiglio precisa la sua posizione, sottolineando che non ci sono disallineamenti, pur a fronte di decisioni differenti: «A fronte del comportamento inaccettabile degli Houthi, l'Italia sostiene le operazioni dei Paesi alleati, che hanno il diritto di difendere le proprie imbarcazioni, nell'interesse dei flussi commerciali globali e dell'assistenza umanitaria».

L'Unione europea, da parte sua, è pronta a lanciare una missione con almeno tre navi nell'area. Lo schema è quello consueto. Alle maniere di Washington e Londra si contrappone un approccio più cauto dell'Europa, anche se tre Paesi dell'Unione (Germania, Danimarca e Olanda) hanno sottoscritto l'ultimo documento congiunto proposto dagli Usa, quello dei bombardamenti. Per l'Italia - che già non aveva aderito a Prosperity Guardian, l'alleanza militare lanciata dagli Usa a dicembre per rispondere all'offensiva degli Houthi - non c'erano le condizioni per una partecipazione ai raid missilistici: «La Costituzione non lo permette senza un dibattito in Parlamento», ha sottolineato sempre Tajani. La nuova dichiarazione congiunta non è stata dunque firmata. L'obiettivo del governo è quello di evitare un ulteriore incendio nel Mar Rosso, con due conflitti già in corso (Russia-Ucraina e Hamas-Israele).

«Non vorrei aprire un terzo fronte di guerra in questo momento. Vorrei raggiungere la sicurezza del passaggio nel Mar Rosso senza l'apertura di un ulteriore fronte», le parole del ministro della Difesa, Guido Crosetto. L'Italia, nell'anno di presidenza del G7, punta a raffreddare le tensioni, tessendo una tela di relazioni mirate ad intensificare lo sforzo diplomatico: la premier Giorgia Meloni è attesa nei prossimi giorni in visita in Turchia, attore fondamentale nello scacchiere mediorientale.

Ma il blocco della circolazione attraverso il Canale di Suez preoccupa fortemente per le pesanti ripercussioni su commercio ed economia. «Siamo impegnati - ha spiegato il ministro degli Esteri - a garantire la libertà di navigazione, partecipiamo alla missione europea Atalanta e chiederemo anche che possa avere competenze più larghe oppure dare via a una nuova missione europea per garantire la libera circolazione delle merci». 

(Unioneonline/D)

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