Più forte del pregiudizio, della burocrazia, del muro di gomma contro il quale si sono scontrati. «L’amore supera qualsiasi ostacolo». Così è stato: dopo sei mesi di battaglia contro il «no» del Comune di Porto Torres a rilasciare il via libera necessario per convolare a giuste nozze, Airicki Rubiu e Tiziano Demartis, 47 e 50 anni, il primo originario di Sinnai, il secondo della cittadina turritana, hanno coronato il desiderio di unire in una sola le loro due vite: sabato scorso si sono sposati a Gran Canaria, l’isola spagnola al largo delle coste africane sulla quale vivono da 13 anni e dove, lo scorso novembre, era già in programma l’approdo naturale di un rapporto cominciato 24 anni fa. Ma il “sì” finale era rimasto strozzato in gola perché il Municipio di Porto Torres, contrariamente a quello di Sinnai che aveva provveduto subito a dare il proprio benestare, non aveva rilasciato il documento di “capacità matrimoniale” che attestava l’assenza di impedimenti a compiere quel passo. Quindi, niente matrimonio.

Il successo finale

Però i sentimenti saldi sono inscalfibili e vanno oltre ogni ostacolo. Così i due innamorati hanno trovato il modo di aggirare - legalmente - il diniego arrivato dalla Sardegna e due giorni fa si sono sposati. Una cerimonia, civile, celebrata in forma privata da Eduardo Armas Herrera, consigliere comunale di Maspalomas en San Bartolomè de Tiranaja, dopo il via libera del Tribunale spagnolo arrivato il 27 aprile. «Abbiamo lottato per realizzare un sogno e un nostro diritto. Ci siamo riusciti».

La burocrazia

Un risultato ottenuto grazie all'ambasciata italiana a Madrid, che ha concesso il documento e consentito di celebrare il matrimonio. I due sposi si erano conosciuti nella costa sud della Sardegna, dove Demartis era in vacanza. «Quando ho conosciuto Tiziano mi sono innamorato subito» ha rivelato Rubiu qualche mese fa. L’aveva seguito a Bergamo, poi entrambi erano andati a Vicenza (direttore di un supermarket Airicki, orafo il compagno) per tornare nell’Isola e aprire un’agenzia di viaggi. Infine 15 anni fa il trasloco a Gran Canaria dove lavorano nel centro benessere di un albergo e hanno comprato casa. Il desiderio di sposarsi era dovuto anche alla volontà «legalizzare l’unione e tutelarci, non si sa quel che potrebbe accadere domani», aveva spiegato Rubiu. Ma la documentazione non arrivava. Così la coppia si era rivolta all’avvocato cagliaritano Mauro Cuccu il quale lo scorso 20 settembre aveva inviato una diffida all’amministrazione di Porto Torres parlando di un «diniego basato su un’affermazione discriminatoria», in quanto il «no al rilascio» era legato al sesso maschile degli sposi mentre le convenzioni internazionali e le norme nazionali «obbligano i Comuni a rilasciare il certificato» e «il matrimonio è valido se così viene considerato dalla legge del luogo di celebrazione», la Spagna. Il sindaco Massimo Mulas aveva sostenuto invece che l’atto andava consegnato solo se ci fossero «le condizioni necessarie a sposarsi richieste dalla legge italiana», che «impedisce la trascrizione nei registri dello stato civile» di un matrimonio celebrato «all’estero tra persone dello stesso sesso tra un cittadino italiano e uno straniero». L’atto può «essere trascritto nel nostro ordinamento come unione civile» perché è «trascrivibile come matrimonio solo quello contratto all’estero da due cittadini stranieri».

La gioia

Ora il lieto fine. «Ci rivolgiamo a tutte le persone che trovano ostacoli per rivendicare i propri diritti», esorta Aricki: «Non mollate. Noi non l’abbiamo fatto e abbiamo vinto».

Andrea Manunza

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