"È una minaccia alla nostra sicurezza".

Questo il commento di Dmitri Peskov, portavoce di Vladimir Putin, dopo il dispiegamento di tremila soldati e decine di mezzi corazzati della Nato in Polonia, al confine con la Russia.

Un'imponente rafforzamento della presenza militare dell'Alleanza atlantica (ma statunitense in particolare) nell'Est Europa, cui si aggiungeranno esercitazioni dell'esercito Usa nei Paesi baltici, che sta irritando - e non poco - Mosca.

E che inevitabilmente sta aumentando la tensione tra Washington e il Cremlino, già alta per le accuse lanciate dall'inchiesta dell'intelligence americana su presunti attacchi informatici partiti dall'ex Urss volti a condizionare l'ultima campagna elettorale per la Casa Bianca.

"Qualsiasi nazione considererebbe il rafforzamento della presenza militare straniera vicino ai suoi confini in modo negativo", ha dichiarato Peskov, dopo l'arrivo delle prime truppe della missione (nome in codice Atlantic Resolve). Aggiungendo: "Ed è esattamente come la vediamo noi: riteniamo il dispiegamento delle forze americane come una minaccia nei nostri confronti e come

una azione che ha un impatto negativo sui nostri interessi e sulla nostra sicurezza".

Oltretutto, ha precisato il portavoce del Cremlino, il "Paese terzo" (ovvero gli Usa, ndr) che sta rafforzando la sua presenza militare ai confini "non è neanche un Paese europeo".
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