Il caso dell'infermiere Niels Hoegel, accusato di aver ucciso almeno 90 pazienti tra il 2003 e il 2005 e già condannato all'ergastolo nel 2015, è solo l'ultimo in ordine di tempo di un macabro elenco di assassini che hanno seminato la morte in vari ospedali del mondo.

Mentre in Germania si tenta di stabilire il numero esatto delle vittime di Hoegel, con la difficoltà che molti dei suoi ex pazienti deceduti sono stati cremati, le autorità giudiziarie puntano il dito contro le amministrazioni delle strutture ospedaliere di Delmenhorst e Oldenburg per non aver segnalato per tempo il numero anomalo di morti avvenute in corsia.

Tanti i precedenti storici avvenuti negli ultimi decenni in varie parti del mondo, a partire dal norvegese Arnfinn Nesset, che tra 1977 e 1980 provocò la morte di più di 130 pazienti avvelenandoli con il curaro, seguito pochi anni dopo dal "clan" di infermieri viennesi che uccisero decine di pazienti con iniezioni di insulina.

Ancora più elevato il numero delle vittime dell'infermiere americano Charles Cullen, arrestato in Pennsylvania nei primi anni 2000 con l'accusa di aver tolto la vita a più di 300 degenti.

Anche l'Italia conta diversi casi di morti provocate in corsia, a partire dai primi anni '90, con la condanna di Antonio Busnelli per gli omicidi avvenuti nel reparto di rianimazione dell'ospedale milanese Fatebenefratelli, a quelli di Angelo Stazzi, condannato all'ergastolo per le 7 morti avvenute nella clinica romana "Villa Alex", fino all'infermiera di Lecco Sonya Caleffi, condannata nel 2005 a 20 anni per la morte di 5 pazienti.

E la cronaca recente è stata dominata dalla vicenda della coppia killer di Saronno - l'infermiera Laura Taroni e il medico Leonardo Cazzaniga - accusata di aver somministrato a 4 pazienti un cocktail letale di farmaci, e dai casi di condanna e successiva assoluzione delle infermiere Fausta Bonino e Daniela Poggiali per dei casi di morti sospette nei rispettivi ospedali di Piombino e Lugo.

(Redazione Online/b.m.)
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