"Abbiamo scoperto che era stato torturato leggendo i giornali. Non ci era stato riferito dall'ambasciata per una sorta di tutela nei nostri confronti ed è stata una super-botta per noi".

Così Paola Deffendi, madre di Giulio Regeni, ascoltata dalla commissione parlamentare d'inchiesta riguardante l'uccisione del ricercatore friulano in Egitto. Il 28enne di Fiumicello stava svolgendo un dottorato con l'Università di Cambridge quando, nel 2016, venne rapito durante il quinto giorno delle proteste di piazza Tahrir.

Il suo corpo è stato ritrovato privo di vita qualche giorno dopo, precisamente il 3 febbraio, nelle vicinanze di una prigione dei servizi segreti egiziani. L'autopsia ha dimostrato che le sevizie sono avvenute tra il 25 e il 31 gennaio: i medici legali hanno riscontrato varie fratture e ferite compatibili con calci, pugni e bastonate. Giulio sarebbe stato ammazzato (presumibilmente) il 1° febbraio attraverso la frattura dell'osso del collo.

Secondo i pm Regeni è stato dunque tradito dalle persone di cui si fidava, anche dalla ragazza che lo aiutava nelle sue ricerche universitarie.

(Unioneonline/M)
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