"Regeni è stato torturato per giorni, in più fasi, con calci, pugni e mazze, poi ci sono stati vari depistaggi".

Un vero e proprio atto d'accusa agli apparati egiziani e in particolare alla National security, i servizi di sicurezza interna. La Procura di Roma, che da tre anni indaga sul rapimento e l'omicidio di Giulio Regeni, denuncia davanti alla neonata Commissione parlamentare d'inchiesta sulla morte del ricercatore i tentativi di insabbiare le indagini messi in atto da alti funzionari del Cairo, oltre alle terribili torture cui Giulio è stato sottoposto per giorni, "in più fasi".

L'autopsia ha dimostrato che le sevizie sono avvenute tra il 25 e il 31 gennaio: i medici legali hanno riscontrato varie fratture e ferite compatibili con calci, pugni e bastonate. Giulio è morto presumibilmente il 1 febbraio, per la rottura dell'osso del collo.

Non hanno usato mezze parole i pm: "Intorno a Regeni è stata stretta una ragnatela della National security già dall'ottobre prima del rapimento e dell'omicidio. Una ragnatela in cui gli apparati si sono serviti delle persone che, in quei giorni al Cairo, erano più vicine a Giulio, tra cui il suo coinquilino avvocato, il sindacalista degli ambulanti e Noura Wahby, l'amica che lo aiutava nelle traduzioni".

Regeni è stato dunque tradito dalle persone di cui si fidava, anche da quella ragazza che lo aiutava nelle sue ricerche universitarie. È stato accertato che Noura "passava le informazioni su attività e spostamenti di Giulio e un operatore turistico, che a sua volta le riferiva al maggiore Magdi Sharif", che è finito nel registro degli indagati della Procura di Roma assieme ad altri quattro funzionari ed elementi apicali dei servizi segreti egiziani.

Almeno quattro i depistaggi portati alla luce dalle indagini di Sco e Ros. Subito dopo i fatti sono stati fabbricati dei falsi, "a partire dall'autopsia che fa ritenere il decesso legato a traumi compatibili con un incidente stradale". Poi il tentativo di collegare la morte di Giulio a un movente sessuale, il ricercatore infatti viene fatto ritrovare nudo.

Quindi altri due tentativi "rilevanti" di sviare le indagini: "Il primo alla vigilia della nostra trasferta del 14 marzo 2016, un ingegnere parla in tv e racconta di aver visto Regeni litigare con una persona straniera". Racconto che, spiega il pm di piazzale Clodio, è falso, "come dimostra il traffico telefonico del testimone che lo colloca a chilometri di distanza dal luogo del presunto litigio". Poi l'ingegnere ha ammesso di aver ricevuto quelle istruzioni da un ufficiale della Sicurezza nazionale.

Il quarto tentativo è legato all'uccisione di cinque soggetti appartenenti a una banda criminale morti in uno scontro a fuoco. Per gli inquirenti egiziani erano loro gli autori dell'omicidio, ma non è andata così.

"Continueramo con determinazione, nonostante le evidenti difficoltà investigative, a compiere tutte le attività per acquisire elementi di prova e accertare quanto accaduto", ha concluso il procuratore.

(Unioneonline/L)
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