Navigano controcorrente, nella rotta della coscienza e non del consenso. Mentre il governo italiano alza muri diplomatici e ammonimenti ufficiali, la Global Sumud Flotilla continua a guardare verso Gaza, con l’intento dichiarato di rompere, simbolicamente e concretamente, l’assedio umanitario imposto da Israele.

«Non è una sfida contro Meloni – assicurano – ma una missione internazionale, pacifica e determinata a portare aiuti reali là dove si muore di fame e di guerra». 

Dietro le vele della Global Sumud Flotilla si muove un’onda internazionale composta da attivisti di 44 Paesi, uniti da un obiettivo comune: far arrivare aiuti umanitari alla popolazione civile di Gaza. Tra loro, anche oltre cinquanta italiani. Alcuni hanno scelto di abbandonare la missione per paura, altri restano a bordo, consapevoli dei rischi ma determinati ad andare fino in fondo.

Il ministro della Difesa Guido Crosetto lo ha ribadito più volte: «I pericoli sono reali, soprattutto nel caso di un’intercettazione da parte dell’esercito israeliano».

Lo ha detto direttamente alla portavoce italiana della Flotilla, Maria Elena Delia, e alle attiviste Simona Moscarelli e Giorgina Levi. Ma i volontari, pur ascoltando gli avvertimenti, restano decisi.

«Confidiamo ancora – spiega Delia – che qualcuno dica a Israele che questa è una missione pacifica e come tale deve essere trattata».

La tensione politica si incrocia con quella diplomatica. Secondo la portavoce, il governo italiano avrebbe “dirottato” un canale di mediazione che si stava aprendo con il cardinale Pierbattista Pizzaballa, esplorando altre vie meno efficaci.

«Avevamo individuato una rete di distribuzione nella Striscia, che ci sembrava la più sicura per garantire l’arrivo degli aiuti – spiega – ma l’intromissione del governo ha fatto naufragare le opzioni».

Nel frattempo, da Palazzo Chigi si continua a leggere l'iniziativa come una possibile provocazione politica. Il centrodestra accusa la Flotilla di essere un'operazione ostile alla premier.

«aDubito – replica Delia – che attivisti da 44 Paesi siano interessati alle sorti del governo Meloni. A noi interessa la Palestina, non il teatrino politico».

In queste ore, è previsto anche un colloquio tra Giorgia Meloni e l’ex presidente americano Donald Trump. Ma la linea italiana resta ferma: prudenza, allerta, e pieno sostegno alla sicurezza degli attivisti, nel tentativo di evitare un’escalation.

Parallelamente, Crosetto lancia un nuovo allarme legato alla sicurezza nazionale: i 50 attacchi informatici mensili registrati contro infrastrutture italiane avrebbero spinto la Difesa a istituire un Centro nazionale per la guerra ibrida «in grado di affrontare minacce complesse e già in atto».

Intanto, al largo, la Flotilla resta in attesa. Con le vele spiegate e lo sguardo puntato verso la Palestina: «Non ci fermeremo – dicono – Gaza ha bisogno di noi. Ora più che mai».

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