Donald Trump gli ricorda un "boss mafioso che chiede assoluta fedeltà e che mente su tutto".

Ad affermarlo, nel suo libro in uscita martedì prossimo ("A higher loyalty: truth, lies and leadership") è l'ex direttore dell'Fbi, James Comey.

Un altro ritratto impietoso per il presidente degli Stati Uniti, dopo quello contenuto nel volume "Fire and fury" del giornalista Michael Wolff .

Un libro che riunisce "flashback della mia precedente esperienza di pubblico ministero contro la mafia", afferma Comey. E che racconta: "Il cerchio silenzioso di assenso, il completo controllo del boss, i giuramenti di lealtà, la visione del mondo noi contro di loro, le menzogne su ogni cosa al servizio di un codice di lealtà che mette l'organizzazione al di sopra della morale e della verità".

Insomma, l'uscita del libro preoccupa non poco la Casa Bianca, anche perché l'ex capo del Federal Bureau of Investigation, lincenziato a maggio del 2017 da Trump, descrive come il tycoon non conosca la differenza tra giusto e sbagliato: "Questo presidente non ha morale, non è legato né alla verità né ai valori istituzionali".

Non solo, l'inquilino della Casa Bianca, secondo Comey, sarebbe ossessionato dalla presunta esistenza di un video che lo ritrarrebbe con alcune prostitute russe, da lui assunte, intente a urinare sul letto di una stanza d'albergo a Mosca. "La sua leadership è basata sulla transazione, sull'ego e sulla lealtà personale", la conclusione di Comey.

Immancabile la risposta di Trump: non poteva che arrivare tramite un cinguettio, dove definisce l'ex direttore dell'Fbi "un bugiardo comprovato che ha mentito al Congresso" e autore di "fughe di notizie riservate", che "dovrebbe essere perseguito legalmente".

(Unioneonline/DC)

IL CASO RUSSIAGATE

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