In Spagna il coronavirus rappresenta ancora un'emergenza.

Le autorità sanitarie cercano di contenere la diffusione del Covid senza imporre nuovamente un lockdown completo nelle comunità autonome più colpite: Catalogna (+590 casi in 24 ore), Aragona e Paesi Baschi.

Si tratta del secondo Paese dell'Unione Europea (dopo il Lussemburgo) per recrudescenza del virus.

Dallo scorso 10 maggio, quando il governo di Pedro Sanchez ha allentato le misure restrittive mantenute per tre mesi, al 17 luglio sono stati individuati altri 25.618 casi, dei quali 4.581 soltanto nell'ultimo weekend. I focolai attivi sono al momento 201, con Barcellona e Lleida come epicentro.

LA CRISI ECONOMICA - In Spagna il coronavirus ha inoltre causato una gravissima crisi economica, con il 13% di bar, ristoranti e hotel che hanno chiuso per sempre. Si tratta di circa 40.000 esercizi che potrebbero arrivare a 65.000 entro la fine dell'anno, il 20% del totale. E' l'allarme lanciato da Hosteleria de Espana, la Federalberghi spagnola, in una conferenza stampa.

Nel pieno dell'estate e nonostante la riapertura dei confini "nelle località turistiche più popolari non ci sono turisti", ha detto il presidente dell'associazione José Luis Izuel.

In zone come le isole Baleari, ad esempio, ha riaperto la metà di bar e ristoranti. Per non parlare nei locali nelle grandi città, soprattutto nei distretti in cui si concentrano gli uffici. "Il lavoro da casa ha spazzato via la colazione e i pranzi fuori, soprattutto a Madrid", ha spiegato. Il settore potrebbe essere colpito fino al 50% con il rischio di perdere tra i 900.000 e 1,1 milione di posti di lavoro, diretti e indiretti.

Il turismo in spagna conta per il 12% del Pil. Alla fine di giugno il governo ha presentato un piano da 4,2 miliardi di euro in forma di prestiti ma il settore ha chiesto di più come sospensione del pagamento delle tasse, aiuti a fondo perdute e 'bonus' vacanze per gli spagnoli.

(Unioneonline/F)
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