Non solo India. C’è un altro Paese dove l’epidemia di Covid appare sempre più grave e fuori controllo. Si tratta del Brasile: l’ultimo bollettino sul virus diffuso delle autorità sanitarie del Paese sudamericano ha registrato 1.139 morti e 28.636 contagi in 24 ore, mentre il bilancio totale delle vittime è salito a 391.936, a fronte di 14.369.423 casi accertati dall'inizio dell’emergenza.

Una situazione gravissima che secondo gli esperti sarebbe anche figlia dell’atteggiamento “negazionista” del presidente Jair Bolsonaro.

Al punto che oltre 200 accademici di tutto il mondo, compresi alcuni premi Nobel, come il medico Charles Rice, hanno scritto una lettera, attaccando il numero uno di Brasilia e sollecitandolo a cambiare atteggiamento. 

"Il Brasile è diventata una gigantesca fabbrica di varianti, dove ora circolano 92 ceppi di coronavirus", si legge nel documento. "In un contesto di pandemia, aggravamento delle disuguaglianze e cambiamento climatico, questo tipo di condotta è inaccettabile e il suo autore deve assumersene le responsabilità”, spiegano gli scienziati. “Con questa lettera – proseguono -, noi accademici di tutto il mondo, vogliamo mostrare la nostra solidarietà ai colleghi brasiliani, le cui libertà sono minacciate, e alla popolazione brasiliana, colpita ogni giorno da questa politica distruttiva".

Il premio Nobel Rice, in particolare, rileva che, "come avvenuto negli Usa, il governo brasiliano non ha preso seriamente la pandemia e molte persone sono morte inutilmente".

Nella lettera, sottoscritta anche dal fisico Michel Mayor e dal medico Peter Ratcliffe, anch'essi insigniti del Nobel, viene anche rimarcato e biasimato lo scetticismo dell’amministrazione Bolsonaro nei confronti della scienza, che, concludono gli scienziati, “viene strumentalizzata a fini elettorali, come mostrano le dichiarazioni del presidente per screditare il lavoro degli scienziati durante la crisi sanitaria". 

Proprio in concomitanza con la diffusione della lettera degli accademici, il presidente brasiliano è tornato a criticare quella che ha definito la "dittatura" dei governatori, secondo lui rei di aver attuato eccessive restrizioni contro il coronavirus, a cominciare da rigidi lockdown. 

"Non possiamo ammettere che alcuni pseudo-governatori impongano una dittatura usando il virus per sottomettere la gente", ha detto Bolsonaro. Aggiungendo: "Il Brasile non può e non deve fermarsi, la nostra bandiera nazionale non sarà mai rossa, è giunto il momento per il Brasile di lanciare un nuovo grido di indipendenza".

(Unioneonline/l.f.)

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