Colloqui di pace a Berlino, è vicina l’intesa Usa-Kiev sulle garanzie di sicurezza
Gli europei aprono alla forza multinazionale, Donald Trump «molto soddisfatto» dello «straordinario lavoro»Grazie alla sponda europea, dopo due giorni di intensi colloqui a Berlino americani e ucraini si sono riallineati, e la chance di una tregua a questo punto è «reale». Anzi, «non è mai stata così grande come adesso», secondo Friedrich Merz, che vorrebbe un cessate il fuoco prima di Natale e ha fatto un appello a quel che «resta della decenza umana» di Vladimir Putin, affinché fermi le bombe sui civili.
Volodymyr Zelensky non lo ha contraddetto: «Non è stato facile, ma gli incontri sono stati molto produttivi», è stato il suo commento in serata, quando finalmente ha preso la parola. I progressi sulle garanzie di sicurezza per Kiev sono riconosciuti da tutti, mentre resta chiaramente aperta la questione territoriale, e in particolare il nodo del Donbass: «Le posizioni sono differenti», ha detto l'ucraino senza giri di parole. E anche se la Russia non sedeva al tavolo e non ha ancora detto la sua, da Washington i toni sono più che ottimisti: «Il 90% delle questioni fra Mosca e Kiev è stato risolto», hanno affermato in una call tramite una fonte della Casa Bianca. E Donald Trump, «molto soddisfatto» dello «straordinario lavoro» degli europei, ha annunciato un collegamento oltreoceano con i leader Ue alla cena in cancelleria, dove è arrivata anche Giorgia Meloni.
Il comunicato congiunto dei partner Ue ha confermato i notevoli passi avanti, dando il merito al leader americano e apprezzando «la forte convergenza» fra Stati Uniti Ucraina ed Europa: «Si accolgono con favore i progressi significativi compiuti dal presidente Trump per garantire una pace giusta e duratura in Ucraina». E si «accoglie con favore la stretta collaborazione tra i team del presidente Zelensky e del presidente Trump, nonché con i team europei, negli ultimi giorni e settimane», si legge nella dichiarazione di Merz, Frederiksen, Stubb, Macron, Meloni, Schoof, Store, Tusk, Kristersson, Starmer, Costa e von der Leyen. I leader hanno inoltre «concordato di collaborare con il presidente Trump e il presidente Zelensky per raggiungere una pace duratura che preservi la sovranità ucraina e la sicurezza europea».
Non solo: gli europei assicurano pieno sostengo al leader ucraino di fronte a «qualsiasi decisione finale su specifiche questioni ucraine». E ribadiscono che i confini internazionali non devono essere modificati con la forza: «Le decisioni sul territorio spettano al popolo ucraino, una volta che saranno effettivamente in vigore solide garanzie di sicurezza», hanno sottolineato, di fatto avallando l'ipotesi di un referendum.
A Berlino ucraini e americani hanno lavorato da partner, prendendo molto tempo per i dettagli, e dialogando in più formati, è la sottolineatura che si fa anche nell'entourage di Merz, che ha enfatizzato proprio la «qualità del lavoro e del dialogo» fra i team, mentre in parallelo procedeva l'elaborazione degli sherpa europei. Atmosfera «costruttiva e di reciproco rispetto», anche nelle parole del leader ucraino, testimoniata dal fatto che i due negoziatori Usa, Steve Witkoff e Jared Kushner, alla fine hanno preso parte alla cena degli europei, con il segretario generale della Nato Mark Rutte, e la presidente della Commissione Ursula von der Leyen.
Una partecipazione che non era affatto scontata, ed era rimasta in forse per tutto il tempo, condizionata appunto dagli esiti delle trattative, avviate domenica all'Adlon e proseguite in cancelleria. Sul tavolo dei negoziati la vera breccia è stata aperta sul capitolo delle garanzie di sicurezza: i documenti hanno fatto molti progressi e prevedono «garanzie molto forti», hanno riferito alti dirigenti americani, evocando un meccanismo simile all'articolo 5 della Nato. E stimando che anche Mosca accetterà nell'intesa finale. Mentre i leader europei hanno fatto un ulteriore passo avanti, mettendo nero su bianco la disponibilità a creare una «forza multinazionale» in Ucraina a guida europea, composta dai contributi delle nazioni disponibili nell'ambito della coalizione dei Volenterosi e sostenuta dagli Stati Uniti, nonché «un meccanismo di monitoraggio e verifica del cessate il fuoco guidato dagli Stati Uniti con la partecipazione internazionale».
Zelensky ha confermato che «alcune questioni restano difficili e su quella territoriale le posizioni sono differenti». Anche l'Ucraina è pronta a fare la sua parte, ha aggiunto, respingendo ancora una volta l'ipotesi di cedere il Donbass: «È una rivendicazione non è degli americani, che io vedo come partner strategici, ma dei russi attraverso di loro». Adesso la palla torna in campo russo.
(Unioneonline)