Si alza la tensione diplomatica tra Israele e Polonia, dopo che il Parlamento polacco, dominato dalla destra, ha proposto una legge che fissa fino a tre anni di carcere la pena per chiunque accusi la Polonia di complicità con i crimini nazisti o chiami "polacchi" i lager.

Un provvedimento che, sebbene sia ancora lontano dall'approvazione (deve ricevere il via libera del Senato per poi passare alla firma del presidente) sta già suscitando le ire di Tel Aviv.

"La tempistica del testo di legge, alla vigilia della Giornata della memoria dell'Olocausto, è stata particolarmente sorprendente e infelice", afferma il governo israeliano, aggiungendo che "la legge non aiuterà l'esposizione della verità storica e potrebbe danneggiare la libertà di ricerca, come pure prevenire il dibattito sul messaggio storico e l'eredità della Seconda guerra mondiale".

"Non abbiamo tolleranza per la distorsione della verità e la riscrittura della storia o la negazione dell'Olocausto: la nostra posizione è che il testo deve essere cambiato".

"Non c'è dubbio che l'espressione 'campi della morte polacchi' sia una falsa rappresentazione storica - ha commentato lo Yad Vashem - ma le restrizioni sulle dichiarazioni di studiosi e altri a proposito della complicità diretta o indiretta del popolo polacco con i crimini commessi nella loro terra durante l'Olocausto sono una grave distorsione".

(Unioneonline/D)

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