Nessun ostaggio sarà rilasciato senza «negoziati mirati»: Hamas avverte Israele mentre il premier Benjamin Netanyahu lancia un ultimatum ai miliziani ad arrendersi piuttosto che «morire per Yahya Sinwar», il capo della fazione a Gaza.

Intanto l'Onu e le sue organizzazioni tornano ad attaccare Israele per la situazione umanitaria nella Striscia ormai prossima «alla catastrofe» e dove metà della popolazione, secondo il vicedirettore del Programma alimentare mondiale Carl Skau, «muore di fame». «Stiamo correndo un serio rischio di collasso del sistema umanitario, la situazione si sta rapidamente trasformando in una catastrofe con implicazioni potenzialmente irreversibili per i palestinesi», ha denunciato il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres criticando anche lo stallo del Consiglio di Sicurezza dopo il veto posto dagli americani alla risoluzione che chiedeva un cessate il fuoco immediato. Anche il capo dell'Unrwa, Philippe Lazzarini, ha parlato di «inferno sulla terra» per descrivere lo scenario di Gaza.

E ieri, sulla situazione nella Striscia, si sono confrontati in una tesa telefonata di 50 minuti Netanyahu e Vladimir Putin, la prima dallo scorso 10 ottobre. Il primo ha espresso al presidente russo disappunto per le posizioni di Mosca all'Onu contro Israele e per le «pericolose» relazioni intrattenute con l'Iran. Mentre lo zar è tornato a criticare le «terribili conseguenze» della guerra sui civili. Per Netanyahu ad ogni modo siamo «all'inizio della fine di Hamas. Ai terroristi - è stato l'appello lanciato dal premier israeliano - dico che è finita, non morite per Sinwar, arrendetevi adesso».

Sul terreno i combattimenti si fanno sempre più intensi nel nord - da Jabalya a Sajaya (dove l'esercito ha ucciso Amad Krika, comandante del Battaglione del posto) - e a Khan Yunis, nel sud della Striscia.

(Unioneonline/s.s.)

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