Giallo del Nautilus, la confessione di Madsen: "L'ho fatta a pezzi, ma non l'ho uccisa"
Nuova giravolta di Peter Madsen, l'eccentrico inventore danese accusato di aver assassinato la giornalista svedese Kim Wall, scomparsa lo scorso agosto mentre era a bordo del sottomarino dello stesso Madsen per un'intervista e ritrovata (a pezzi) nelle acque del mare vicino a Copenhagen.
L'inventore ha ammesso di aver fatto a pezzi il cadavere della donna, ma continua a negare di averla uccisa.
Secondo la nuova versione Kim Wall sarebbe morta a causa delle esalazioni di monossido di carbonio a bordo del sottomarino: in quel momento lui era sopra, sul ponte, per questo è sopravvissuto.
Poi, preso dal panico oltre che dai rimorsi di coscienza, avrebbe cercato di nascondere il fatto: "Ho tagliato a pezzi il suo corpo, l'ho decapitato e amputato degli arti. Ho chiuso in sacchetti le varie parti e le ho disperse in mare", ha raccontato agli inquirenti.
Comunque sia, un passo avanti importante per l''inchiesta, considerando che è la prima volta che Madsen confessa di aver smembrato il corpo della giornalista svedese.
In una prima versione l'inventore diceva di aver lasciato la donna a Copenaghen, in una seconda ha detto che Kim Wall era morta dopo essere stata colpita alla testa da un pesante portellone, e che lui l'avrebbe solo sepolta in mare.
Sul torso della giornalista c'erano ben 15 ferite da coltello, sui suoi resti sono state rinvenute tracce del Dna di Madsen, e sullo stesso pc dell'inventore gli inquirenti hanno trovato video inquietanti di donne torturate, mutilate e uccise.
L'inventore si trova in carcere, i termini di custodia cautelare scadono il 15 novembre, ma dovrebbero essere prolungati.
(Redazione Online/L)