Non accenna a placarsi la bufera intorno a François Fillon, candidato conservatore alle presidenziali francesi, a causa dello scandalo sui presunti impieghi fittizi affidati alla moglie e ai figli, il cosiddetto Penelopegate.

Dopo averlo sottoposto a vari interrogatori, per cui ha dovuto rinunciare ad alcuni appuntamenti della campagna elettorale, nelle ultime ore le autorità hanno ordinato anche la perquisizione della sua casa parigina.

Contemporaneamente, con un annuncio su Twitter, si è dimesso il suo portavoce, Thierry Solere, e il partito di centrodestra Udi - Union des Démocrates et Indépendants - gli ha tolto l'appoggio.

Mentre si avvicina il 23 aprile, giorno in cui il Paese sarà chiamato a scegliere al primo turno il numero uno dell'Eliseo, il gradimento di Fillon sta calando a picco: per sette francesi su dieci dovrebbe ritirarsi.

Comincia a farsi avanti il suo ex rivale alle primarie, Alain Juppé, che si è detto disponibile a sostituirlo.

Secondo i sondaggi, se Juppé si candidasse vincerebbe al primo turno, superando il centrista Emmanuel Macron e la leader del Front National Marine Le Pen.

Ma Fillon - che per gli analisti arriverebbe terzo - non intende dimettersi e continua a sostenere che contro di lui è in atto un "assassinio politico".
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