È morto, all’età di 95 anni, Joseph Ratzinger. Il Papa Emerito è deceduto oggi alle 9:34 nel Monastero Mater Ecclesiae in Vaticano.

Le condizioni del 265esimo successore di Pietro si erano già aggravate nei giorni prima di Natale, quando ha iniziato ad accusare in particolare "problemi respiratori". L'ultima visita Benedetto XVI l'aveva ricevuta il primo dicembre scorso da parte dei due vincitori del Premio Ratzinger, il riconoscimento che ogni anno la fondazione a lui intitolata conferisce a studiosi di teologia. Di quel giorno restano alcune foto in cui si mostrava debole, smagrito, affaticato, abbandonato alla poltrona del Mater Ecclesiae. Poi più nessuna notizia fino a quando di un Papa Emerito «molto ammalato» è stato Francesco stesso a parlare ai fedeli all'udienza generale.

Per Benedetto, alla Vigilia, una semplice messa officiata in casa. La situazione sembrava alquanto grave ma stabile tanto che il segretario particolare monsignor Georg Gaenswein, momentaneamente allontanatosi per un viaggio di quattro giorni, aveva dovuto fare rientro in fretta e furia. Di recente, era stato lo scrittore e matematico Giorgio Odifreddi a rivelare che Ratzinger era da diverso tempo ormai afono: non riusciva più ad articolare suoni per una grave compromissione delle corde vocali. Mercoledì scorso aveva ricevuto l'unzione degli infermi.

Lunedì 2 gennaio il corpo sarà nella Basilica di San Pietro in Vaticano per il saluto dei fedeli. I funerali saranno celebrati giovedì 5 gennaio, alle 9.30, in Piazza San Pietro e saranno presieduti da Papa Francesco. «Assecondando il desiderio del Papa Emerito, i suoi funerali si svolgeranno nel segno della semplicità. Saranno solenni ma sobri», ha detto ai giornalisti il direttore della Sala stampa vaticana, Matteo Bruni.

«Rimanete saldi nella fede! Non lasciatevi confondere! Gesù Cristo è veramente la via, la verità e la vita, e la Chiesa, con tutte le sue insufficienze, è veramente il Suo corpo»: è uno dei lasciti spirituali che il Papa Emerito ha affidato ai fedeli nel suo testamento.

LA VITA – Nato Joseph Aloisius Ratzinger a Marktl, in Baviera, il 16 aprile 1927, è stato il settimo pontefice tedesco nella storia della Chiesa cattolica (LA VITA).

Ordinato diacono nel 1950, sacerdote nel 1951, nominato vescovo nel 1977 da Papa Paolo VI, quindi arcivescovo e cardinale nello stesso anno, ha studiato teologia per tutta la vita e per tanti anni l’ha insegnata.

Fu eletto Papa il 19 aprile del 2005 durante il secondo giorno del conclave, al quarto scrutinio: «Cari fratelli e sorelle – il suo primo discorso da Pontefice - dopo il grande Papa Giovanni Paolo II, i signori cardinali hanno eletto me, un semplice e umile lavoratore nella vigna del Signore. Mi consola il fatto che il Signore sa lavorare e agire anche con strumenti insufficienti e soprattutto mi affido alle vostre preghiere. Nella gioia del Signore risorto, fiduciosi nel suo aiuto permanente, andiamo avanti. Il Signore ci aiuterà e Maria sua Santissima Madre, starà dalla nostra parte. Grazie.»

LE DIMISSIONI – Sette anni e 315 giorni dopo proferì parole del tutto diverse: «Carissimi Fratelli, vi ho convocati a questo Concistoro per comunicarvi una decisione di grande importanza per la vita della Chiesa». Era l'11 febbraio del 2013 e il Papa, per la prima volta nella storia moderna, annunciava le sue dimissioni, una notizia che sconvolse il mondo diventando breaking news in tutti i continenti. Prima l'agenzia Reuters, poi la Cnn e a seguire al Arabiya, France Presse, i britannici Telegraph e Bbc e Sky News la rilanciarono prima ancora che arrivasse la conferma del Vaticano.

«Dopo aver ripetutamente esaminato la mia coscienza davanti a Dio - proseguiva Ratzinger - sono pervenuto alla certezza che le mie forze, per l'età avanzata, non sono più adatte per esercitare in modo adeguato il ministero petrino. Sono ben consapevole che questo ministero, per la sua essenza spirituale, deve essere compiuto non solo con le opere e con le parole, ma non meno soffrendo e pregando. Tuttavia, nel mondo di oggi, soggetto a rapidi mutamenti e agitato da questioni di grande rilevanza per la vita della fede, per governare la barca di san Pietro e annunciare il Vangelo, è necessario anche il vigore sia del corpo, sia dell'animo, vigore che, negli ultimi mesi, in me è diminuito in modo tale da dover riconoscere la mia incapacità di amministrare bene il ministero a me affidato».

IL RITIRO – Da quando ha cominciato a programmare il suo «ritiro dalle scene», non ha mai avuto dubbi: il luogo ideale dove vivere da Papa Emerito e concludere la sua esistenza era il Monastero Mater Ecclesiae, sulla sommità dei Giardini Vaticani. Fatto costruire da Giovanni Paolo II agli inizi degli anni '90 per ospitarvi gruppi di suore contemplative che si sono alternati negli anni, ne ha preso possesso fin da subito, giusto il tempo di ristrutturare il monastero per adattarlo a un anziano uomo che già cominciava a soffrire di qualche problema di deambulazione e che ben presto avrebbe avuto bisogno di un girello per mantenere la stabilità e compensare anche la progressiva cecità da un occhio. La quiete del Mater ecclesiae, circondato solo dal verde e dalla sua amata musica classica, si è rivelata subito la condizione ideale per assolvere a quella missione di monaco orante che Benedetto XVI ha voluto interpretare come Papa Emerito.

Finché le condizioni di Ratzinger lo hanno permesso, e soprattutto prima della micidiale pandemia Covid, al monastero per anni si è tenuto anche un certo via vai di amici, cardinali, vescovi, intellettuali, studiosi e anche giornalisti che dal Papa Emerito si sono recati in visita per confrontarsi sulla fede, per portare un proprio libro o scritto, per condividere una preghiera, molti anche una foto o un selfie. In questi ultimi giorni, però, al monastero si era visto giorno e notte uno dei frati del servizio sanitario vaticano che assisteva Benedetto XVI da molti anni. 

LE REAZIONI – «Benedetto XVI è stato un gigante della fede e della ragione – il commento della premier Giorgia Meloni -. Un uomo innamorato del Signore che ha messo la sua vita al servizio della Chiesa universale e ha parlato, e continuerà a parlare, al cuore e alla mente degli uomini con la profondità spirituale, culturale e intellettuale del suo Magistero. Un cristiano, un pastore, un teologo: un grande della storia che la storia non dimenticherà. Ho espresso al Santo Padre Francesco - aggiunge - la partecipazione del Governo e mia personale al dolore suo e dell'intera comunità ecclesiale».

«La morte del Papa emerito Benedetto XVI è un lutto per l'Italia – le parole del presidente della Repubblica Sergio Mattarella -. La sua dolcezza e la sua sapienza hanno beneficato la nostra comunità e l'intera comunità internazionale. Con dedizione ha continuato a servire la causa della sua Chiesa nella veste inedita di Papa Emerito con umiltà e serenità. La sua figura rimane indimenticabile per il popolo italiano. Intellettuale e teologo ha interpretato con finezza le ragioni del dialogo, della pace, della dignità della persona, come interessi supremi delle religioni. Con gratitudine guardiamo alla sua testimonianza e al suo esempio». 

(Unioneonline/D)

© Riproduzione riservata