Dalla battaglia No Tav nei cantieri in Val di Susa a quella contro l'Isis in territorio siriano.

È la storia di Maria Edgarda Marcucci, conosciuta da tutti come "Eddi", 26enne nata a Roma e vissuta a Torino.

È una delle prime foreign fighter italiane che si è arruolata nella formazione armata Ypj, la brigata femminile dell'esercito del Pkk curdo.

Nel luglio 2016 la procura di Torino spicca per lei un mandato d'arresto per gli scontri avvenuti al cantiere Tav di Chiomonte, in Valsusa.

Scontata la pena ai domiciliari, Eddi decide di partire per la Siria e arruolarsi tra le donne curde, vere e proprie eroine della lotta contro l'Isis.

Ha annunciato la sua scelta ieri, in una lunga lettera a Infoaut, portale di riferimento degli autonomisti italiani.

"Vi scrivo dalla Siria del nord, un luogo che, seppur martoriato da anni di dittature e guerra civile, oggi è una terra libera grazie al sacrificio di tanti e tante: una terra libera e di libertà, soprattutto per le donne, che sono all'avanguardia di questa rivoluzione", comincia la lettera.

Poi l'elogio all'esercito delle donne curde: "Le Ypj sono un corpo militare che ha saputo riportare straordinarie vittorie sul campo di battaglia, hanno liberato migliaia di persone dall'orrore dell'Isis e allo stesso tempo le proteggono dal sistema siriano".

E ancora: "Non hanno mai arretrato di fronte agli attacchi di uno Stato fascista e patriarcale armato di arsenali come la Turchia".

Poi, la teoria della rosa: "Una rosa coltiva la bellezza dei suoi petali grazie alle spine che la proteggono da ciò che la minaccia: ogni donna è una rosa e può coltivare la propria bellezza solo grazie alle sue spine, alla sua difesa. E potersi difendere vuol dire avere basi culturali e sociali del tutto diverse da quelle su cui si fonda il patriarcato: la rivoluzione delle donne è la rivoluzione delle rose".

Attualmente nella zona della Siria controllata dai curdi ci sono diversi fronti di guerra aperti: nella zona di Aleppo, a ovest, si fronteggiano jihadisti, esercito turco e curdi. A est si registrano invece gli scontri più cruenti.

Eddi non dovrebbe rischiare nulla al suo rientro in Italia: se è vero che combattere all'estero è un reato, un decreto antiterrorismo del 2015 prevede una deroga per i foreign fighter che lottano contro l'Isis.

(Redazione Online/L)
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