Ci potrebbero volere ancora ore ma anche giorni per disincagliare il cargo che da martedì blocca il Canale di Suez.

Non c'è una previsione esatta sui tempi, ma i lavori hanno fatto passi avanti, passando dalla fase di scavo a quella di traino.

Ma per disincagliare il gigantesco portacontainer e sbloccare una delle più importanti vie d'acqua al mondo, la cui occlusione sta avendo pesanti ripercussioni sull'intera economia mondiale, si deve sperare anche nell'innalzamento delle maree e nel calo del vento.

Il capo dell'Authority del Canale di Suez, l'ammiraglio Osama Rabie, ha ammesso di non essere in grado di precisare quando terminerà "la crisi" creata dalla nave panamense che, arenandosi su un lato del canale, ne sta bloccando più di 320 altre. Alla domanda su quando la Ever Given potrà tornare a navigare, Rabie ha risposto "oggi o domani, dipende dalla reattività della nave alle maree". Ma in tarda serata sembrava comunque tramontato l'auspicio di uno sblocco già sabato formulato dall'armatore giapponese Yukito Higaki, presidente della società proprietaria della Ever Given.

L'Authority egiziana comunque ha potuto annunciare "la fine delle operazioni di dragaggio attorno alla prua", che hanno rimosso 20 mila tonnellate di sabbia, e "l'inizio delle manovre di traino" con 14 rimorchiatori, tra cui due "giganti".

Ma, ha avvertito Rabie, le maree e il vento (che sta rendendo difficile l'operazione) devono dare una mano.

Se gli sforzi falliranno si tenterà anche di "alleggerire" il carico della nave, ha annunciato l'ammiraglio. Un'impresa titanica, visto che a bordo ci sono 18.300 container. Peter Berdowski, l'amministratore delegato del gruppo che controlla la società Smit Salvage impegnata nelle operazioni, ha limitato l'obiettivo di alleggerimento a soli 600 container, mole che però già da sola richiederebbe "almeno giorni" per essere scaricata.

La posta in gioco è molto alta: una stima indica in 9,6 miliardi di dollari al giorno il valore del traffico marittimo bloccato, da cui transita il 30% dei container in giro per il globo e il 12% del commercio mondiale. Per l'Italia si tratta del 40,1% dell'import-export marittimo.

Ed è anche partita la caccia al colpevole cui chiedere conto dell'incidente: Rabie ha smentito un annuncio della propria Authority che spiegava lo spiaggiamento con una tempesta di sabbia e ha detto che anche "errori, umani o tecnici, sono potuti entrare in gioco".

(Unioneonline/L)
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