Il Budapest Pride «appartiene a tutta l'Europa perché se in un Paese membro dell'Unione Europea la marcia del Pride può essere vietata, allora nessun elettore europeo può sentirsi al sicuro. Quindi questo caso è diventato un affare europeo, nessuno può essere cittadino di seconda classe, né in Ungheria né nell'Unione Europea. Tutti i diritti su cui è stata costruita l'unità europea sono uniformi e indivisibili».

A dirlo è Gergely Karácsony, sindaco di Budapest durante la conferenza stampa. «Anche se il divieto del Pride è una "cosa triste", "sembra che il governo abbia fatto un calcolo sbagliato perché sta accadendo qualcosa di veramente grande», ha incalzato il primo cittadino.

E ha aggiunto: «La società civile ungherese, gli elettori ungheresi e i cittadini ungheresi non vogliono questo. Quindi, ancora una volta, nonostante le campagne omofobe, l'accettazione delle minoranze sessuali è aumentata». 

All’alba, la street artist italiana Laika ha affisso in centro a Budapest un manifesto provocatorio che ritrae il premier Viktor Orban in versione queer, con bandiera arcobaleno, a sostegno della comunità LGBTQIA+ e dell’attivista non-binary Maja, detenuta nel Paese.

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