Non solo Iran e Iraq, a complicare in questo momento lo scenario internazionale c'è anche il fronte libico.

La situazione nel Paese nordafricano è sempre più complessa, con il governo di Tripoli riconosciuto dalle Nazioni Unite del premier Fayez al-Sarraj e il generale Khalifa Haftar che tra loro assumono posizioni sempre più aggressive.

Diventa un giallo l'attacco al collegio militare di Hadaba, a sud di Tripoli, un'esplosione che ieri sera ha provocato decine di morti e di feriti.

Le forze del generale di Bengasi si sono prima attribuite la responsabilità dell'attacco salvo poi negare in un secondo momento un coinvolgimento nel raid, sostenendo che si sia trattato invece di opera dei terroristi di Isis o di Al Qaeda. Dai quali tuttavia non è arrivata alcuna forma di rivendicazione.

Il governo di Sarraj continua invece a ritenere che l'autore dell'attacco sia l'aviazione del generale Haftar sostenuta dagli Emirati Arabi, tanto che Tripoli ha chiesto una riunione d'emergenza del Consiglio di sicurezza dell'Onu per discutere delle "atrocità e dei crimini di guerra di Haftar".

Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio parla di "pericolosissima escalation" mentre rischia di saltare la missione diplomatica europea che nei prossimi giorni - si era parlato del 7 gennaio come data plausibile ma non confermata - dovrebbe approdare nel Paese nordafricano per tentare di ottenere un cessate il fuoco e la ripresa dei colloqui tra le due fazioni in conflitto.

La Farnesina continua a lavorare all'appuntamento, che resta in programma e che dovrebbe essere guidato dall'Alto rappresentante Joseph Borrell e dai ministri degli Esteri italiano, francese, tedesco e britannico.

Da Bruxelles non confermano né smentiscono per ora la missione: "La situazione in completa evoluzione su diversi fronti, dalla Libia all'Iran e all'Iraq - spiegano fonti europee -, non permette per il momento di fare nessuna programmazione sull'agenda dei prossimi giorni di Borrel".

(Unioneonline/D)
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