Duecento miliardi di dollari. È il risarcimento chiesto al Governo britannico dai rappresentanti di due tribù del Kenya, che si sono rivolte alla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo (Cedu) per aver giustizia sugli abusi commessi dagli inglesi durante l'era coloniale. 

Le tribù in questione – i Talai e i Kipsigi, ceppi etnici della contea di Kericho nel nord-ovest del Paese africano - hanno anche chiesto invano un colloquio con il Ministro degli Esteri britannico Liz Truss, lo scorso maggio, dopo aver già presentato una petizione con 100mila firme alle Nazioni Unite nel 2019.

E la replica alla porta chiusa in faccia da Londra è stata appunto un’istanza alla Cedu.

Dal canto proprio, il ministero degli Esteri di Londra ha dichiarato che non intende commentare i procedimenti legali in corso.

Tra gli abusi denunciati ci sarebbero anche espropri di terre poi adibite a piantagioni di the che sono tuttora produttive.

I Talai, inoltre, sostengono di aver opposto resistenza all'insediamento britannico e di essere stati costretti a insediarsi in una zona infestata da zanzare e mosche tse-tse vicino al Lago Vittoria, in condizioni di detenzione così dure che in molti morirono, e parecchie donne furono costrette ad abortire.

Quando il Kenya ottenne l'indipendenza nel 1963, i sopravvissuti tornarono in quella che consideravano la loro terra ancestrale, senza mai poterne riprendere possesso, vivendo fino ad oggi senza fissa dimora. 

(Unioneonline/l.f.)

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