“Accade che lavativi seriali, positivi al test Covid, non lavorino per settimane, sebbene asintomatici. Così si distrugge il Paese”.

Lo ha scritto su Twitter Alberto Zangrillo, medico del San Raffaele, scatenando l’ennesima polemica sulla pandemia.

Quasi tutti critici i commenti: “Dopo il virus morto, quelli che si contagiano per lavorare”. “Basta colpevolizzare il singolo, fino a ieri bisognava chiudersi in casa anche solo per sospetta positività per tutelare gli altri e se non lo facevi eri considerato un delinquente, se lo fai ora sei un lavativo”.

A Zangrillo risponde anche il collega del San Raffaele Roberto Burioni: “C’è molto trambusto riguardo a un tweet del mio amico Zangrillo che si esprime sulla durata dell’isolamento con la sua usuale energia dialettica. Non voglio neanche sfiorare la polemica sui lavativi che non mi interessa, ma Alberto, forse involontariamente, pone un problema estremamente importante che dovrebbe essere scientificamente all'ordine del giorno e non lo è. Ovviamente - scrive Burioni - non possiamo lasciare in circolazione persone contagiose; allo stesso tempo non possiamo permetterci, come società, di privarci del lavoro di troppe persone per un eccesso di precauzione. Dopo i vaccini e gli antivirali è giunto il momento di capire come unire le esigenze di sicurezza sanitaria con quelle economiche, sociali e culturali del Paese. Come bilanciarle è compito esclusivo della politica: ma i dati sui quali decidere deve fornirli la scienza”.

Zangrillo, interpellato successivamente in merito al tweet, non ha voluto commentare: “Twitto ma non parlo”, ha detto, “io non propongo nulla, osservo e basta”.

(Unioneonline/L)

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