Il permesso premio ad Alberto Savi per le festività natalizie e la richiesta di una riapertura delle indagini.

Sono i due temi che tengono banco a 29 anni dalla strage del Pilastro (quartiere periferico di Bologna), dove il 4 gennaio 1991 tre carabinieri furono uccisi a colpi di pistola dalla banda della Uno Bianca.

Il gruppo criminale, tristemente noto e attivo in Emilia Romagna, commise più di cento crimini (soprattutto rapine a mano armata) in pochi anni, uccidendo 24 persone.

"Noi familiari siamo determinati nel ricercare la verità, anche se lontana e difficile da raggiungere, per questo auspichiamo una riapertura delle indagini", scrivono in una lettera i familiari dei tre militari uccisi, Mauro Mitilini, Andrea Moneta e Otello Stefanini.

"Un contributo in questa direzione - si legge nella missiva che racconta anche i fatti del Pilastro - potrebbe arrivare anche dalla preannunciata informatizzazione e pubblicazione degli atti processuali, così come avvenuto per altre vicende giudiziarie. Ci batteremo affinché venga fatta piena luce sulle tante ombre che aleggiano sulla vicenda, e continueremo ad opporci a vergognosi sconti di pena per coloro che si sono macchiati di crimini così efferati".

"Le istituzioni del nostro Paese - è la conclusione - hanno il dovere di attivarsi per fare chiarezza su questi sette anni di terrore, perché le vittime e i loro familiari hanno pagato un prezzo altissimo che merita rispetto e giustizia".

Anna Maria Stefanini, madre di Otello, ha detto al termine della cerimonia di commemorazione dell'eccidio: "Speriamo di sapere la verità vera, perché fino ad ora penso che non l'abbiamo saputa. La conoscono solo quelli che sono in cielo e i Savi, ma io credo che morirò senza saperla. Mi auguro di sapere perché siano stati uccisi tre ragazzi che messi insieme avevano 64 anni, ancora oggi non ci riesco a pensare. Sono passati 29 anni, ma il mio dolore è sempre quello".

Sei persone furono arrestate per quei fatti, quasi tutti poliziotti o ex poliziotti di estrema destra. Tra di loro, i tre fratelli Roberto, Fabio e Alberto Savi, tutti condannati all'ergastolo assieme a Marino Occhipinti.

Ad Alberto è stato concesso un permesso premio di qualche giorno per Natale: "Sentendo tutte queste cose, a quello danno i permessi, agli altri li hanno rimessi insieme, così quando escono la banda è riformata. Sono stanca, ho parlato tanto in questi anni ma non si è concluso niente: è indecente che chi ha ucciso 24 persone e ne ha ferite 103 debba uscire con i permessi", ha aggiunto la signora Stefanini.

Sul permesso premio si è espressa anche Rosanna Zecchi, presidente dell'Associazione Familiari delle Vittime: "Io penso che non sia giustizia questa: noi per trovare i nostri familiari andiamo nei cimiteri. Dovrebbero vergognarsi di poter usufruire di questi permessi per andare a trovare i parenti. Ma questa è la giustizia, dobbiamo prenderne atto".

(Unioneonline/L)
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