«Non ho tentato di uccidere mio marito somministrandogli del topicida».

Così una donna moldava di 46 anni, residente in Romagna, ha respinto davanti al gip l’accusa di tentato omicidio per aver cercato di servire al consorte – un albanese di 54 anni - pasti avvelenati. 

Difesa dall'avvocato Luca Greco, del Foro di Rimini, durante l'interrogatorio di garanzia la donna, arrestata mercoledì scorso, non avrebbe però saputo spiegare perché il marito sia stato ricoverato in seguito a malori e come mai gli esami abbiano trovato nel suo organismo tracce di Bromadiolone e Coumatetralyl, principi attivi contenuti nei topicidi. E nemmeno come mai, al momento della perquisizione domiciliare, la Polizia abbia trovato nell’appartamento della coppia, in un cassetto della camera da letto, una siringa contenente una sostanza di colore rosso.

«La mia assistita - ha detto il legale - è stata interrogata ieri, ed è stata collaborativa per tutto il tempo del colloquio». Da quanto si apprende, la donna avrebbe raccontato, a sua discolpa, che lei e il compagno erano soliti mangiare sempre insieme e che le porzioni le faceva direttamente in tavola. 

I due coniugi si erano separati da tempo, per poi riconciliarsi formalmente in Comune circa un anno fa.

(Unioneonline/l.f.)

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