La prima certezza sulle nuove misure anti Covid arriva sulla terza dose, che “sarà possibile fare a cinque mesi dal completamento del primo ciclo”, come ha annunciato il ministro Speranza ai governatori e su Twitter anticipando il via libera dell’Aifa arrivato a stretto giro di posta e seguito dalla circolare dello stesso ministero della Salute.

"Vacciniamoci tutti – è l’accorato appello del ministro –, sono ore delicate, di ulteriori scelte da compiersi nell’interesse del Paese”.

Tre le “ulteriori scelte” c’è il Super Green pass: l’iter per portare alla sua approvazione, in tempi relativamente brevi, ha preso ufficialmente il via. All’incontro tra governo e Regioni hanno partecipato, oltre ai governatori collegati in videoconferenza, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Roberto Garofoli e i ministri della Salute e degli Affari regionali, Speranza e Gelmini.

Un primo incontro interlocutorio, le Regioni hanno chiesto a gran voce di “premiare chi si vaccina”, spingendo per il via libera a un provvedimento che preveda restrizioni per i no vax.

La palla ora passa al governo, che valuterà in che modi declinare il provvedimento. Il Consiglio dei ministri è in programma giovedì, ma il decreto potrebbe arrivare la prossima settimana.

Tra le Regioni c’è chi chiede di attivare il super Green pass (esclusione dei non vaccinati né guariti da bar, ristoranti, stadi, palestre, cinema, teatri, musei) solo nelle zone arancioni o rosse, chi dalla zona gialla e chi di farlo indipendentemente dai colori, anche in zona bianca, mentre il siciliano Musumeci invoca addirittura l’obbligo vaccinale.

L'urgenza dell'intervento è giustificata dalla preoccupazione per la risalita dei contagi che potrebbe condizionare non solo il Natale ormai alle porte ma anche la stagione del turismo invernale. L'obiettivo dichiarato è quello di evitare nuove chiusure generalizzate.

Al momento sembra prevalere l'ipotesi di mettere in atto il “super Green pass” nel caso in cui una regione passi in arancione. In quel caso ci sarebbero corsie preferenziali per i vaccinati che potrebbero continuare a frequentare i luoghi di socializzazione, come teatri, cinema o ristoranti, contrariamente ai no vax che vedrebbero preclusa questa opportunità.

"Per chi decide di non vaccinarsi - ha detto il sottosegretario alla Salute, Andrea Costa - è giusto garantire il diritto al lavoro ed i diritti primari, ma se una persona non si vaccina è giusto che abbia qualche restrizione in più". "Non deve esserci inerzia - la richiesta del presidente della Lombardia, Attilio Fontana -: l'importante è tutelare la sicurezza delle aperture, la continuità delle attività commerciali e imprenditoriali e tutelare chi ha fatto proprio dovere, rispettando richieste dello Stato".

Altra richiesta che arriva da Toti e Fedriga è un “aumento dei controlli alle frontiere con i Paesi con maggior circolazione del virus e basso tasso di vaccinazione”.

Altri nodi da sciogliere, la durata del Green pass: dovrebbe scendere da 12 a 9 mesi, ora che anche l’Unione europea si appresta a dare questa raccomandazione agli Stati membri.

Poi c’è l’obbligo della terza dose per i sanitari e il personale delle Rsa: “Credo che sarà la scelta definitiva, di prevedere l’obbligo di terza dose per tutti i cittadini per cui è previsto attualmente l’obbligo, è conseguenza logica e di buon senso”, le parole del sottosegretario alla Salute Andrea Costa.

Allo studio anche la possibilità di estendere in seguito l'obbligo anche per altre categorie, come quella dei docenti, delle forze di polizia e di tutto il personale front office, cioè a diretto contatto con il pubblico.

Intanto, dopo alcune settimane si sono sbloccati gli arrivi: le consegne di vaccini anti-Covid all'Italia hanno superato quota 101 milioni. 

(Unioneonline/L)

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