Roberto Speranza in un post su Facebook ha comunicato il motivo per cui, mesi fa, ha deciso di non candidarsi alla presidenza della Regione Basilicata. Le minacce di morte e gli insulti che ancora riceve quotidianamente dai no vax.

«Continuano incessanti le minacce di morte e gli insulti quotidiani da schegge della galassia no vax», scrive l'ex ministro della Salute, nato a Potenza nel 1979.

«Ho letto alcune ricostruzioni, a mio giudizio insensate, che partono però sempre da una rimozione di fondo che per me è inaccettabile: cosa ha significato e quali siano le conseguenze dell'essere stato ministro della salute durante la pandemia da Covid 19. Sono continue le istigazioni all’odio personale sui social e anche da parte di un pezzo limitato ma molto rumoroso del mondo editoriale», continua.

Un clima che è «ulteriormente peggiorato» con l’annuncio della commissione parlamentare d’inchiesta sul Covid e che, spiega Speranza, «mi costringe ancora a vivere sotto scorta con tutto ciò che questo comporta per me e i miei cari».

«Con queste argomentazioni, essenzialmente di natura personale - aggiunge il deputato - ho chiesto ai due leader di Pd e 5 stelle di non considerare la mia disponibilità a candidarmi alla guida della Regione per le prossime elezioni di aprile. Lo ho fatto anche per rispetto alla terra che amo, la mia Basilicata. Chi si candida a guidarla deve essere pronto a dare tutto se stesso, 24 ore al giorno, anteponendo questa funzione ad ogni altro pensiero o preoccupazione. Proprio come ho fatto io negli anni da ministro. Candidarsi a guidare una regione è una scelta di vita che richiede un impegno totale».

Nella parte finale del post, Speranza scrive che «sono ragioni che credo meritino rispetto. A queste considerazioni per me essenziali ne aggiungo un'altra non banale. Sono stato eletto solo un anno e mezzo fa alla Camera dei Deputati stringendo un patto con gli elettori del collegio di Napoli che mi hanno dato fiducia. Ho sempre trovato surreale il salto da una candidatura all'altra in un tempo così breve, come se le istituzioni fossero dei taxi per passare da un incarico all'altro infischiandosene del mandato popolare. Non è il mio modo di servire le istituzioni. Spero che queste poche righe servano a chiarire il senso delle mie scelte».

(Unioneonline/L)

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