Ha negato ogni coinvolgimento con la scomparsa di Saman Abbas lo zio della 18enne pachistana Danish Hasnain, interrogato dal gip Luca Ramponi dopo essere stato estradato dalla Francia, dove era fuggito prima di essere arrestato in seguito alla scomparsa della ragazza da Novellara (Reggio Emilia).

Il 34ene, ascoltato per circa due ore e mezzo in videocollegamento dal carcere di Reggio Emilia in cui è recluso, ha detto di essere stato “incastrato”.

I carabinieri e la Procura di Reggio Emilia invece lo ritengono l’autore materiale e l’organizzatore dell’omicidio della ragazza, scomparsa e mai più ritrovata dopo essersi opposta a un matrimonio combinato.

"Si dichiara all'oscuro di cosa possa essere accaduto a Saman. Proprio in considerazione degli ottimi e affettuosi rapporti che aveva con la nipote ha ritenuto plausibile che si fosse allontanata volontariamente", ha spiegato l'avvocato Lalla Gherpelli, difensore del 34enne pachistano.

Hasnain "tiene molto a proclamare la propria innocenza attraverso la stampa e i media". E inoltre, pur senza voler accusare nessuno, "ventila la possibilità" che il fratello di Saman abbia fatto le dichiarazioni a suo carico "spaventato e condizionato dal padre Shabbar, anche in considerazione di un potenziale vantaggio di natura economica che deriverebbe dalla sua condanna. In Pakistan, infatti, i due fratelli sono comproprietari di un terreno e qualora lui fosse condannato spetterebbe di diritto a Shabbar".

Anche per questo l'indagato "ha chiesto aiuto al pm perché appuri, indaghi, chiarisca". Avrebbe risposto a tutte le domande, "con coerenza e tranquillità, senza che mai la sua voce fosse turbata". Anche a quella relativa al video che lo ritrae con pala e piede di porco insieme a due cugini, il 29 aprile, quando secondo gli investigatori andarono a scavare la fossa a Saman: "Ha detto che andarono a fare lavori nell'orto”.

(Unioneonline/L)

© Riproduzione riservata