Bocciata in Veneto la legge sul suicidio medicalmente assistito per i malati terminali. La conta dei voti finisce 25 a 25, con la spaccatura della maggioranza di centrodestra guidata da Luca Zaia. La norma sul fine vita, portata in Consiglio dall’associazione “Coscioni” con 9mila firme, non è passata. E nonostante il governatore fosse favorevole, con i risultati ottenuti è come se avessero vinto i contrari alla norma, con Fratelli d'Italia e Forza Italia che grazie anche ad una defezione nel Pd, hanno fatto valere il loro veto sulla legge "di civiltà".

Derminanti sono state le 3 astensioni, due della Lista Zaia, ed una del Pd, la consigliera Anna Maria Bigon. La loro partecipazione alle operazioni di voto ha portato però a 26 la quota necessaria per il passaggio con maggioranza assoluta dei presenti, che non è stata raggiunta. Il Veneto, in caso fosse passata la legge, sarebbe stata la prima Regione a dotarsi di una normativa in materia. La novità più rilevante - con la legge che ora torna in commissione - era quella di imporre un termine massimo di 27 giorni alle Asl nel dare una risposta ai malati con patologie irreversibilii che chiedono alla sanità pubblica di accedere al trattamento per la morte volontaria.

La possibilità resta comunque intatta perché stabilita da una sentenza della Consulta del 2019, intervenuta su un vuoto legislativo. «La legge non passa a parità di voti, 25 contro 25, e torna in commissione - ha osservato Zaia - Questa è la democrazia. I pazienti terminali, alla luce della sentenza della Consulta, sanno che possono chiedere comunque l'accesso al fine vita. È la prova provata che questa proposta di iniziativa popolare non serviva ad autorizzare il fine vita, ma stabiliva i tempi per le risposte». Il presidente ha ribadito il suo massimo rispetto per i consiglieri perché «su un tema etico è fondamentale che tutti abbiano libertà di pensiero e di espressione».

Sulla “bocciatura” si è espresso anche il vicepremier e ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture: «La mia posizione è assolutamente chiara: la vita va tutelata dalla culla alla fine, bisogna garantire tutte le cure necessarie alle future mamme e a coloro che sono in difficoltà alla fine dei loro giorni però senza arrivare ai livelli olandesi. Il Consiglio Regionale Veneto ha votato, hanno vinto i no, dal mio punto di vista avrei votato anch'io in quel senso lì».

(Unioneonline/v.f.)

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