È stata sgomberata e in parte abbattuta con ruspe ed escavatori la baraccopoli di San Ferdinando in Calabria, in questi anni al centro di una lunga vicenda di annunci e rinvii.

"Come promesso, dopo anni di chiacchiere degli altri, noi passiamo dalle parole ai fatti", ha annunciato il ministro dell'Interno Matteo Salvini ringraziando i 600 uomini in campo tra forze dell'ordine, vigili del fuoco e servizi sanitari.

Le circa mille persone che ci vivevano, tanti lavoravano come braccianti e spesso in nero, sono state trasferite: 73 richiedenti asilo nei Cas e nel Siproimi (ex Sprar), 274 persone sono state sistemate nella nuova tendopoli attrezzata per ospitare coloro che risiedevano nella baraccopoli. "La tendopoli - garantisce il Viminale in una nota - ha servizi igienici e sanitari e consente una vigilanza continua. Serve per assicurare un rifugio civile agli stranieri regolari che intendono restare lì per non allontanarsi dal luogo di lavoro".

I migranti trasferiti (Ansa)
I migranti trasferiti (Ansa)
I migranti trasferiti (Ansa)

"Abbiamo dato l'opportunità di una scelta volontaria. I funzionari stanno verificando ogni singola posizione, ma l'obiettivo resta il superamento della baraccopoli. Negli ultimi mesi abbiamo fatto anche una grande opera di controlli anti caporalato e lavoro nero. È un processo che vogliamo attuare gradino dopo gradino", ha detto il prefetto di Reggio Calabria Michele Di Bari.

Ma la polemica continua. "Il gran giorno dello sgombero della baraccopoli è arrivato. Presto sarà un giorno come tanti altri: non avrà prodotto soluzioni credibili né stabili, però sarà servito ad allestire il grande circo con centinaia di agenti, ruspe, fotografi e giornalisti, utile soltanto per le esigenze della propaganda salviniana", tuonano in una nota il Coordinamento Lavoro Agricolo Usb e la federazione calabrese Usb.

E denunciano: "Tra qualche giorno le baracche potrebbero tornare a sorgere sui resti della vecchia tendopoli o nei dintorni mentre i braccianti riprenderanno la loro battaglia quotidiana nell'indifferenza generale".

(Unioneonline/D)

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