Riappare in video il volto di Matteo Messina Denaro, il latitante più ricercato d’Italia, irreperibile dal 2 giugno 1993.

Il video in cui si vede il viso del boss mafioso, conosciuto anche come Diabolik e con gli alias Alessio e Testa Dell’Acqua, ripreso da una telecamera di sicurezza, è stato diffuso nell’edizione serale del Tg2.

Le immagini sono state registrate da una telecamera in strada in provincia di Agrigento, risalgono a dicembre 2009 e sono le uniche che inquirenti e investigatori hanno dal 1993 in poi.

Il video è in possesso degli investigatori della Direzione centrale anticrimine della Polizia. Nelle immagini, che durano pochi secondi, si vede un suv blu che percorre una strada sterrata in piena campagna.

A bordo ci sono due persone: l'autista e, sul sedile del passeggero, un uomo stempiato e con gli occhiali. Secondo investigatori e inquirenti, afferma il servizio, quell'uomo è proprio Matteo Messina Denaro.

Il capo mafia è stato ripreso a poche centinaia di metri dalla casa di Pietro Campo, boss della Valle dei Templi e fedelissimo del superlatitante, che in quel periodo era protetto dalle famiglie agrigentine e forse stava andando a un incontro con i capi mafia locali.

(Ansa)
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Messina Denaro è il boss del mistero, ricercato in tutto il mondo per associazione mafiosa, omicidio, strage, devastazione, detenzione e porto di materie esplodenti, furto. Imprendibile perché ha goduto di una fitta rete di protezione nel Trapanese anche grazie all'enorme disponibilità di soldi, un reticolo di connivenze composto soprattutto da suoi familiari più stretti e da quelli acquisiti che sono caduti via via come birilli, travolti dalle inchieste giudiziarie.

Ma di lui nessuna traccia, da 28 lunghi anni. C'è chi dice sia a Dubai, o in Marocco, o che sia sempre rimasto in Sicilia, ma c'é anche chi sostiene che possa addirittura essere morto.

Comanda ancora? Secondo l'ultima relazione della Dia sì, "costituisce ancora la figura criminale più carismatica della mafia trapanese". Capo mandamento di Castelvetrano, "nonostante la latitanza rimane il principale punto di riferimento per decidere le questioni di maggiore interesse dell'organizzazione, per dirimere le controversie e per nominare i vertici delle articolazioni mafiose".

La Dia sottolinea anche che "benché continui a beneficiare della fedeltà di molti sodali, non mancano segnali d'insofferenza. Alcuni affiliati sarebbero infatti insoddisfatti di una gestione di comando troppo impegnata a curare la sempre più problematica latitanza del boss, anche in ragione della costante azione investigativa in larga parte volta a colpirne la rete di protezione".

Numerosi sono infatti i fiancheggiatori arrestati, così come le confische miliardarie eseguite negli nei confronti di persone che gravitano nella sua cerchia.

(Unioneonline/L)

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