Quando è stato sospeso perché senza vaccino né risultato di tampone ha deciso di organizzarsi diversamente. 

Si è presentato davanti alla scuola e, non potendo entrare in classe, si è messo a fare una lezione-protesta all'aperto intrecciando un cesto di vimini, con tanto di cartelloni e volantini contro quello che ha definito un “ricatto sociale”.

Protagonista Matteo Barale, insegnante di Topografia 52enne dell'istituto per geometri Virgilio, a Cuneo, e da 33 anni in servizio.

"Il lasciapassare è una discriminazione, un ricatto sociale che non mi permette di lavorare - scrive l'insegnante in una lettera aperta ai suoi studenti -. Mio padre era partigiano: pare di essere tornati in quel periodo, quando per lavorare dovevi esibire la tessera fascista. Ai ragazzi ho chiesto di pensare con la loro testa, di non accettare ricatti. Non mi spaventa perdere il lavoro, mio padre partigiano mi ha insegnato curiosità e coraggio: farò altro. Ma sono qui per i ragazzi, perché capiscano che devono lottare per le loro idee. Il compito della scuola è formare i nuovi cittadini". 

E ancora: "Se non mi sottopongo ai tamponi diagnostici il cui tasso di inattendibilità è certificato dallo stesso Istituto Superiore di Sanità e decido pure di non farmi inoculare dei sieri sperimentali, vengo tagliato fuori? Credete veramente che il Green pass potrà contenere i contagi? Io credo che produrrà solo tanta discriminazione dividendoci e alimentando la rabbia che nasce da un assurdo ‘lasciapassare’ e da una pressione psicologica, sociale e mediatica”.

(Unioneonline/D)

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