Proseguono le indagini sulla morte di Massimo Melis, l’operatore della Croce Verde di origine sarda (madre di Assemini e padre di Cagliari) ucciso a Torino a inizio novembre, in quello che è stato ribattezzato l’omicidio di Halloween.

Gli inquirenti hanno effettuato un sopralluogo lungo il fiume Dora, nel tentativo di rintracciare l’arma del delitto, il revolver 38 Special che avrebbe utilizzato Luigi Oste, 62 anni, accusato di essere il killer del 52enne e ora in carcere.

In azione sono entrati i sommozzatori dei vigili del fuoco e la polizia, che hanno scandagliato il fondale del fiume all'altezza del ponte Carpanini. Al momento, però, le ricerche hanno dato esito negativo.

Quanto al possibile movente, Melis sarebbe stato ucciso perché avrebbe difeso un’amica dalle insistenze di Oste. 

Nei confronti di quest'ultimo, il gip ha riconosciuto la sussistenza di due aggravanti, ovvero la premeditazione e i futili motivi.

"L'assassino – ha avuto modo di spiegare il procuratore Anna Maria Loreto – ha colpito Melis per punire la donna, considerata un oggetto che non ha il diritto di ribellarsi”. 

(Unioneonline/l.f.)

© Riproduzione riservata