Niente più «sì» da urlare alla fine dell’Inno d’Italia, il canto risorgimentale scritto da Goffredo Mameli (genovese nato da una nobile famiglia originaria di Lanusei) e musicato da Michele Novaro nel 1847. Lo stabilisce un decreto del Presidente della Repubblica del 14 marzo 2025, adottato su proposta della presidente del Consiglio Giorgia Meloni e pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 7 maggio. L’ordine perentorio è contenuto nel “foglio” dello Stato Maggiore della Difesa del 2 dicembre scorso, come scrive Il Fatto quotidiano.

Nel documento, inviato a diversi corpi tra cui la Guardia di Finanza e firmato dal generale di divisione Gaetano Lunardo, capo del I Reparto dello Stato Maggiore dell’Esercito, si legge che lo Stato Maggiore della Difesa «ha disposto che, in occasione di eventi e cerimonie militari di rilevanza istituzionale, ogniqualvolta venga eseguito “Il Canto degli Italiani” nella versione cantata, non dovrà essere pronunciato il “sì!” finale». 

Una richiesta di modifica «purista», avanzata dai militari e accettata dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella perché quel «sì», nell’originale testo de “Il Canto degli Italiani” di Goffredo Mameli e nello spartito musicale originale di Michele Novaro, non c’era. Dopo il verso «Siam pronti alla morte l’Italia chiamò» segue solo musica. Il roboante «Sì!» fu aggiunto da Novaro solo in un secondo momento alludendo al giuramento, da parte del popolo italiano, di battersi fino alla morte.

Era il 1847, il compositore genovese Michele Novaro era impegnato a Torino come direttore dei cori al Teatro Carignano quando ricevette una poesia da Genova, composta dal giovane Goffredo Mameli: "Fratelli d'Italia…". Novaro si accese di entusiasmo, e stando alle cronache, scrisse quasi di getto un commento musicale al testo patriottico. Nacque così "Il Canto degli Italiani" che nel giro di pochi mesi divenne l'inno risorgimentale più gettonato in un'epoca in cui canti patriottici in lingua o in dialetto, nascevano ovunque.
Genova, dunque, è la capitale dell'Inno, composto a metà Ottocento da due giovani artisti che hanno consacrato la loro vita alla causa indipendentista: Mameli è morto per difendere la Repubblica romana, Novaro ha lavorato costantemente per dare il proprio contributo alla causa nella sua veste di compositore e di organizzatore di manifestazioni. 

Dopo la seconda guerra mondiale e la proclamazione della Repubblica italiana Il Canto degli Italiani fu scelto, il 12 ottobre 1946, come inno nazionale provvisorio, ruolo che ha conservato anche in seguito rimanendo inno de facto della Repubblica Italiana. Nei decenni si sono susseguite varie iniziative parlamentari per renderlo inno nazionale ufficiale, fino a giungere alla legge nº 181 del 4 dicembre 2017, che ha dato al Canto degli Italiani lo status di inno nazionale de iure.

(Unioneonline/D)

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