Con il via libera di Aifa a Nuvaxovid, il farmaco dell’azienda americana Novavax, diventano 5 i vaccini anti-Covid approvati in Italia.

Il vaccino dell’azienda con sede nel Maryland è indicato per gli over 18 con un ciclo primario di due dosi a distanza di 21 giorni l’una dall’altra.

"I dati disponibili - spiega Aifa - hanno mostrato un’efficacia di circa il 90% nel prevenire la malattia sintomatica anche nella popolazione di età superiore ai 64 anni. Il profilo di sicurezza si è dimostrato positivo, con reazioni avverse prevalentemente di tipo locale".

In particolare Novavax, dice il presidente dell'Aifa Giorgio Palù, è "un'ulteriore arma potente" per combattere il Covid, prodotto con una diversa tecnologia, con un vantaggio "rispetto ai vaccini mRna" dal momento che non ha bisogno della catena del freddo.

E per questo potrà essere più facilmente utilizzato nei Paesi poveri: "Sarà distribuito in un miliardo e mezzo di dosi, con il sistema Covax, nei Paesi in via di sviluppo, cosa importante" perché "c'è una necessità planetaria di vaccini" e "il virus si replica soprattutto in paesi senza protezioni", spiega Palù.

Intanto, per fronteggiare l’avanzata della variante Omcron Aifa prospetta anche l’ok all’anticipo della terza dose da 5 a 4 mesi. E si inizia a discutere di dose booster anche per gli under 18.

Questo il quadro sul fronte cure e terapie alla vigilia della cabina di regia che dovrebbe emanare nuovi provvedimenti per contenere l’avanzata dei contagi.

Il vaccino è basato su una tecnologia in uso da molti anni che potrebbe in teoria convincere anche le persone scettiche sui vaccini a mRna Pfizer e Moderna. Quella delle “proteine ricombinanti”, che si assemblano per formare particelle simil-virali che inducono il sistema immunitario a produrre anticorpi.

Due gli studi principali sulla nuova arma anti-Covid. Il primo, condotto in Messico e Usa, ha riscontrato una riduzione del 90,4% del numero di casi sintomatici da 7 giorni dopo la seconda dose. Si evidenzia anche il 100% di protezione contro la malattia grave. Il secondo studio, nel Regno Unito, ha mostrato una riduzione simile dei casi sintomatici, all’89,7%.

L’unica incognita riguarda la variante Omicron: il vaccino infatti è stato testato solo sulle vecchie mutazioni del virus.

(Unioneonline/L)

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